CINA – PARTE SECONDA

 “Pubblichiamo qui di seguito un lavoro svolto nei mesi passati sulla questione cinese. Il materiale utilizzato è patrimonio della Sinistra Comunista e delle organizzazioni che in Italia ad essa si richiamano. “La rivoluzione viaggia da Ovest verso Est”, a partire da questa affermazione abbiamo ripercorso la storia dello sviluppo del capitalismo in Cina, la forma dello Stato, la lotta nazionalista borghese e la sconfitta del proletariato ad opera dello stalinismo.”

Nella precedente riunione sono state esaminate le direttive del II Congresso dell’Internazionale Comunista (1920) per la costituzione di Partiti Comunisti indipendenti e per la rivoluzione proletaria democratica nelle aree a capitalismo arretrato in alleanza alle masse di contadini poveri. Questo congresso si svolge in un periodo di ascesa delle lotte di massa proletarie in Occidente contro le devastanti conseguenze della guerra mondiale, sulla spinta formidabile degli eventi accaduti in Russia nel 1917 e nel momento favorevole all’andamento del conflitto che contrapponeva l’Armata Rossa alle truppe polacche, che arriveranno alle porte di Varsavia.

Lo sviluppo del capitalismo a scala globale è una realtà oggettiva. La vittoriosa rivoluzione bolscevica con alla guida il Partito Comunista russo si fa promotore dell’organizzazione mondiale del proletariato con la fondazione della III Internazionale Comunista che al suo II Congresso affronta il tema coloniale essendo urgente organizzare e centralizzare l’integrazione dei movimenti rivoluzionari di liberazione nazionale nelle colonie con la strategia mondiale della rivoluzione proletaria nelle metropoli imperialiste.

Per il capitalismo occidentale le colonie rivestivano un’importanza fondamentale: enormi mercati per lo sbocco di merci in eccedenza, fonte di materie prime, manodopera a buon mercato da impiegare nelle industrie impiantate nelle colonie come pure in Occidente (ricordiamo il contratto tra Francia e Cina per la fornitura di manodopera cinese da sostituire alla classe operaia francese al fronte durante la guerra). I profitti realizzati con lo sfruttamento delle colonie costituivano l’elemento che permetteva alla borghesia imperialista di contrastare la tendenza alla caduta del saggio di profitto in patria, mantenere il proprio dominio di classe attraverso la distribuzione di briciole di profitti alla classe operaia occidentale aggiogandola al carro borghese, corrompendola e dando vita all’aristocrazia operaia.

L’Internazionale Comunista affermò di essere strumento di lotta con il compito di raggruppare tutte le forze rivoluzionarie del mondo. Si poneva l’obbiettivo di integrare le rivoluzioni puramente proletarie in Occidente con le rivoluzioni doppie in Oriente. La dottrina marxista delle doppie rivoluzioni veniva estesa oltre i confini d’Europa, la “rivoluzione in permanenza” si sarebbe sviluppata sotto il controllo del proletariato e del suo partito anche se nelle aree a capitalismo arretrato il proletariato si sarebbe ritrovato alla testa di forze non proletarie. In queste aree il proletariato, pur di dimensioni ridotte, si sarebbe alleato alle misere masse di contadini poveri. Purtuttavia, mantenendo rigorosamente la propria indipendenza politica e organizzativa dai partiti democratici o pseudo-socialisti rappresentanti il contadiname e la piccola borghesia urbana, il proletariato e il suo Partito Comunista aveva il compito di portare a compimento quel processo rivoluzionario che avrebbe emancipato non solo il proletariato ma anche le masse contadine abolendo la proprietà della terra, distribuendola ai contadini, instaurando la dittatura di classe e pianificando la produzione sociale.

Nelle aree a capitalismo arretrato e nella fattispecie in Cina erano ricorrenti le rivolte contadine, la più significativa delle quali fu la rivolta dei Taiping – 1850/1864 che aveva un programma di comunismo agrario. In queste aree l’esile proletariato si trovava a combattere assieme a contadini poveri, ridotti alla fame dai grandi proprietari terrieri e dagli usurai e alla piccola borghesia urbana. Il quadro sociale si presentava potenzialmente esplosivo ma il programma di queste forze sociali non poteva non essere borghese. La lotta del proletariato perciò non poteva basarsi su generici blocchi sociali ma sull’appoggio alle masse contadine in rivolta armata contro le classi possidenti dirigendone la lotta contro l’imperialismo, la borghesia nazionale e i proprietari terrieri. Le lezioni apprese in Europa venivano estese all’Oriente, i giovani Partiti Comunisti dovevano mantenere rigorosamente la propria indipendenza politica, organizzativa e militare.

Riportiamo per esteso il testo della tesi XI al II Congresso dell’I.C.:

«È necessario combattere energicamente i tentativi fatti da movimenti emancipatori che non sono in realtà né comunisti né rivoluzionari, di inalberare i colori comunisti; l’Internazionale Comunista non deve sostenere i movimenti rivoluzionari nelle colonie e nei paesi arretrati che alla condizione che gli elementi dei più puri partiti comunisti – e comunisti di fatto – siano raggruppati ed istruiti ai loro compiti particolari, cioè alla loro missione di combattere il movimento borghese e democratico. L’I.C. deve entrare in rapporti temporanei e formare anche unioni con i movimenti rivoluzionari nelle colonie e nei paesi arretrati senza tuttavia mai fondersi con essi, e conservando sempre il carattere indipendente del movimento proletario anche nella sua forma embrionale» (Tesi XI).

L’appoggio alle masse dei contadini poveri senza terra doveva quindi essere elemento di forza per l’esile proletariato urbano e il programma della rivoluzione doveva presentare la soluzione per la questione agraria. A questo proposito la tesi IX del II Congresso così recita:

«Sarebbe certo un errore nei paesi orientali voler applicare immediatamente alla questione agraria principi comunisti. Nel suo primo stadio la rivoluzione nelle colonie deve avere un programma comportante riforme piccolo-borghesi, come la divisione della terra. Ma non ne deriva necessariamente che la direzione della rivoluzione debba essere abbandonata alla democrazia borghese. Il partito proletario deve invece sviluppare una propaganda possente e sistematica in favore dei soviet, e organizzare i soviet di contadini e operai. Questi dovranno lavorare in stretta collaborazione con le repubbliche sovietiche dei paesi capitalisti avanzati per raggiungere la vittoria finale sul capitalismo nel mondo intero. Così le masse dei paesi arretrati, condotte dal proletariato cosciente dei paesi capitalisti sviluppati, arriveranno al comunismo senza passare per le diverse tappe dell’evoluzione capitalista» (Tesi IX).

Dunque nella visione dell’Internazionale Comunista le lotte proletarie nelle metropoli dovevano strettamente collegarsi alle lotte antimperialiste nei paesi arretrati, la cui avanguardia doveva essere il proletariato. Solo la vittoria nei paesi più avanzati avrebbe consentito la sopravvivenza del potere politico comunista nelle aree più arretrate. Lo stalinismo minò alla base questi principi. La controrivoluzione borghese sconfisse la rivoluzione in Russia e determinò la sconfitta della rivoluzione in Cina poiché il Partito Comunista fu sottoposto alla direzione borghese nazionalista del Kuomintang.

NASCITA DEL PARTITO COMUNISTA IN CINA.

Prima di affrontare la nascita del Partito Comunista in Cina ci soffermeremo sul concetto di partito storico e partito formale. Il partito nel senso storico contiene il concetto di continuità, di invarianza della dottrina marxista che non fu prodotto di genio ma esito di una evoluzione umana, esso comprende la teoria, i principi e le finalità del movimento rivoluzionario come pure le sue esperienze di lotte lungo la storia. Lungo la linea della storia in dati momenti un nucleo di militanti rivoluzionari si organizzano attorno alla dottrina, al programma e ai principi del comunismo con il fine di guidare un processo rivoluzionario, questo è il partito formale.

La nascita della III Internazionale rappresentò un ricongiungimento del partito storico al partito formale. Il Partito Comunista in Cina nasce nel 1921. La classe proletaria è estremamente minoritaria in Cina e la dottrina marxista non era così diffusa come in occidente. Quindi il P.C. in Cina nasce come risultato dell’avanzamento della rivoluzione verso est e sulle direttive del partito mondiale della rivoluzione. Il governo sovietico contava sul divampare della rivoluzione in Occidente per rompere l’isolamento della Russia e far avanzare la rivoluzione ma guardava anche ad est. Un esteso confine divideva la Russia dalla Cina, il fronte orientale era stato uno dei principali fronti della guerra civile. Nel 1918 (luglio) fu annunciata la politica estera verso la Cina al quinto congresso dei Soviet: rinuncia alle conquiste del governo zarista in Manciuria restaurandovi la sovranità cinese, rinuncia ai diritti di extraterritorialità in Cina e a tutte le indennità imposte al popolo cinese, ritiro dei presidi armati alle sedi dei consolati russi in Cina. Nel frattempo si sviluppavano in Cina, India, Corea, Persia e Turchia e in Asia centrale movimenti anti-imperialisti. Il più importante in Cina fu quello del 4 maggio 1919 con proteste a Pechino contro le decisioni prese con il trattato di Versailles. Obiettivo del governo sovietico era favorire la rivoluzione in Cina, fu quindi approvato il MANIFESTO DI KARAHKAN nel luglio 1919, che comprendeva le misure di politica estera sovietica già annunciate al Congresso dei Soviet. La Russia si rivolgeva ai governi cinesi del Nord e del Sud, rinunciando a tutte le annessioni territoriali e a ogni tipo di indennità. All’inizio del 1920 il fronte della guerra civile si sposta verso est e il conflitto volge a favore dei comunisti. Viene fondata la Repubblica dell’Estremo Oriente, governata dal Partito Comunista. In Siberia, a Irkutsk, nell’agosto del 1920 si stabilì un Ufficio Politico incaricato del lavoro rivoluzionario in estremo oriente. La rivoluzione comunista si espande verso est e si salda con focolai di rivoluzione nazionale in Cina che in alcune zone assume carattere anti-imperialista. Inoltre in Cina prende forza un primo movimento operaio.  

ARRETRATEZZA DEL MOVIMENTO OPERAIO IN CINA.

Facciamo un passo indietro nella storia per capire il contesto in cui nasce il partito comunista in Cina. Nel 1912 nasce il partito rivoluzionario cinese- partito borghese guidato da Sun Yat-sen che con la sua azione riesce ad abbattere la dinastia imperiale e dare vita alla Repubblica Cinese. Si diffondono allora in Cina diversi partiti. Il Partito Socialista che nel 1913 otteneva alle elezioni 30 deputati, con un programma piccolo-borghese, che si faceva portavoce delle istanze dei lavoratori. Partito Operaio, che si prefiggeva di promuovere il miglioramento delle condizioni della classe operaia, la lotta parlamentare, l’organizzazione di scioperi. Ma l’ideologia più diffusa risulta essere l’anarchismo. Il movimento anarchico in Cina organizza i contadini con la propaganda nelle campagne e gli operai organizzando i sindacati. Le organizzazioni sindacali anarchiche si ponevano i seguenti obiettivi: 1. Fondazione di scuole e club per elevare culturalmente i contadini e gli operai. 2. La rivoluzione sociale come soluzione del conflitto tra capitale e lavoro. 3. Le parole d’ordine “sciopero generale” e “occupazione delle fabbriche” da parte dei produttori. Il marxismo è quasi completamente sconosciuto in Cina prima della rivoluzione d’Ottobre. Alcuni scritti di Marx ed Engels circolano e vengono tradotti dopo la rivoluzione russa del 1905. Ad opera di alcuni intellettuali furono tradotti brani del “Manifesto” nel 1908. La diffusione del marxismo in Cina avviene dopo la rivoluzione del 1917. Nei primi anni 20 del sec. XX il movimento operaio in Cina è debole e arretrato, 2 milioni di operai su 700 milioni di abitanti. Nonostante ciò si passa da 10 scioperi nel 1898 ai 125 del 1918. Si trattava per lo più di scioperi spontanei, spesso molto violenti (luddismo), isolati regione per regione, per il miglioramento dei salari e per la limitazione della giornata lavorativa. Fin dal 1918 il governo sovietico invia emissari in Cina e agenti per esplorare la situazione e le potenzialità rivoluzionarie. Emigranti russi vivevano per la maggior parte a Shangai, circa 5000 nel 1920, qui nacque un’organizzazione guidata da comunisti. C’erano lavoratori cinesi in Russia e operai russi nelle imprese zariste nella Cina Orientale, in Manciuria, dove operai russi e cinesi, durante la guerra civile avevano organizzato scioperi insieme. Grande importanza fu data al lavoro di propaganda tra i prigionieri politici e i lavoratori stranieri in Russia. Al primo congresso dell’Internazionale Comunista una delegazione di operai cinesi prese la parola a nome di un Partito dei lavoratori socialisti. Gli operai cinesi entrano in contatto con il movimento operaio internazionale in Francia, durante la prima guerra mondiale (contratto tra il governo cinese e quello francese per la fornitura di manodopera cinese in sostituzione degli operai francesi mandati al fronte). I contatti avvennero anche tramite i lavoratori marittimi specialmente inglesi e in Giappone dove i cinesi emigrati entrano in contatto con il movimento sindacale lì presente. A fianco del debole movimento operaio cinese si sviluppava in Cina un movimento borghese nazionalista all’interno del quale si forma un’ala anti-imperialista e rivoluzionaria. Poi abbiamo la borghesia “compradora” legata ai traffici economici con i diversi imperialismi occidentali, divisa in fazioni e dotata di eserciti mercenari; essa fomenta conflitti interni in nome e per conto delle potenze straniere. 

IL MOVIMENTO NAZIONALISTA RIVOLUZIONARIO.

Durante il primo conflitto mondiale la Cina formalmente partecipa come belligerante accanto alle potenze dell’Intesa. Le fazioni borghesi legate all’imperialismo si sviluppano nel Nord (filo-giapponesi e filo-inglesi) e nel Sud dove nasce nel 1918 un parlamento repubblicano a Canton. La borghesia intellettuale che aveva partecipato al movimento di Sun Yat-sen e visto fallire il tentativo rivoluzionario del 1911 guidato dal Partito del Kuomintang (il programma di questo partito era 1. Indipendenza nazionale 2. Potere al popolo (democrazia) 3. Riforma agraria) si organizzò nel tentativo di dar vita ad un rinnovamento della Cina in senso nazionalista, anti-straniero. Tra i fondatori della rivista “Gioventù Nuova” nel 1915 c’era CHEN DUXIU formatosi in occidente, a Parigi, che sarà fra i fondatori del Partito Comunista di Cina. La rivoluzione d’Ottobre in Russia influenzò notevolmente questo movimento di rinnovamento intellettuale e giovanile. Altra figura di spicco fu LI DAZHAO, introdusse il marxismo in Cina. Fu tra i leader del MOVIMENTO 4 MAGGIO.

Il MOVIMENTO 4 MAGGIO fu il primo esperimento di un blocco delle classi a cui per ora non partecipavano i contadini. Il suo obiettivo principale era emancipare la Cina dal dominio imperialista. Ma la spartizione del mondo succeduta alla prima guerra mondiale dimostrò che non era possibile opporsi alle mire imperialiste per via pacifica. Il MANIFESTO DI KARAKHAN del governo sovietico dimostrava che esisteva una politica diversa, quella comunista. In Cina si poneva l’esigenza di una rivoluzione doppia, condotta da borghesia rivoluzionaria antimperialista, contadini poveri e proletariato in un blocco in cui la classe operaia mantenesse la propria indipendenza politica, organizzativa e militare. Il MOVIMENTO 4 MAGGIO ebbe un’evoluzione, fu influenzato dalla Russia rivoluzionaria, dalla diffusione della teoria marxista. Il governo bolscevico promosse varie missioni in Cina e nel 1920 una delegazione guidata da G. Voitinsky in accordo con la direzione dell’I.C. approdò in Cina per organizzare i primi gruppi di comunisti. Gli elementi più radicali del MOVIMENTO 4 MAGGIO fornirono le forze che costituirono i primi nuclei di comunisti nelle città più importanti. Ma fu a Shangai, cuore dello sviluppo industriale cinese, che militanti del MOVIMENTO 4 MAGGIO diedero vita al gruppo comunista che già quell’anno (1920) uscì con documenti inerenti il Primo Maggio e cominciò a funzionare come centro provvisorio del Partito. Qui ritroviamo Chen Duxiu e Li Dahzao. Principale compito dei comunisti erano entrare in relazione con le organizzazioni sindacali presenti, promuovere nuove organizzazioni sindacali, diffondere pubblicazioni sulla teoria e pratica della lotta di classe (“Il mondo del lavoro” a Shangai, “La voce dei lavoratori” a Pechino, “Il lavoratore” a Canton). A Shangai si pubblicò IL COMUNISTA, rivista rivolta ai militanti e simpatizzanti. Conteneva articoli di carattere teorico, informazioni sul movimento operaio internazionale e i documenti pubblicati dall’I.C. continuava ad essere edita la rivista “Gioventù Nuova” che teneva i contatti con studenti e simpatizzanti del MOVIMENTO 4 MAGGIO. Fu istituito il Corpo dei giovani socialisti per diffondere il comunismo tra gli studenti e i giovani in generale. Inoltre la “Società per lo studio del marxismo”, rivolta agli attivisti, era una vera e propria scuola di partito. A Shangai erano ammessi alla scuola solo i comunisti. I gruppi comunisti consistevano di poche unità, a Shangai erano solo 5 membri e operavano illegalmente. Le “Società per lo studio del marxismo” erano la facciata pubblica del lavoro di Partito. Nel 1920 si costituiscono gruppi comunisti a Canton e Pechino. Nella capitale prevale una partecipazione intellettuale data l’arretratezza dello sviluppo industriale. Il “Corpo dei giovani socialisti” contava 40 membri mentre la “Società per lo studio marxista” contava 50 membri. I criteri di ammissione erano meno rigidi che a Shangai e la propaganda tra la classe operaia era rivolta ai lavoratori della ferrovia linea Pechino-Hankou. La scuola per lavoratori diede i suoi frutti: fu fondato il sindacato delle ferrovie che avrà un ruolo importante nelle lotte degli anni successivi. A Canton la situazione è diversa: vi opera il Kuomintang partito borghese con influenza sulla classe operaia e forte è la presenza anarchica. Solo nel 1921 si forma un gruppo comunista a Canton. Altri gruppi a Wuhan, Jinan, Changsha. Esistevano due gruppi all’estero, uno in Giappone e uno in Francia. 

Il Partito Comunista di Cina nasce sulla linea del Partito Storico, nasce su impulso del Partito Mondiale della rivoluzione, l’Internazionale Comunista, nasce abbracciando la dottrina marxista integralmente, il suo programma per la rivoluzione proletaria. L’iniziale presenza di anarchici nei gruppi comunisti andò ben presto a finire, per la naturale avversione di quei militanti ai principi del programma comunista. L’indisponibilità anarchica al lavoro organizzato e l’avversione per la dittatura del proletariato determinarono ben presto la separazione di quegli elementi anarchici che non condividevano il lavoro politico comunista.

Il primo congresso del Partito Comunista di Cina si svolge nel luglio 1921 in clandestinità a Shangai. Sono presenti in Cina due governi: il Governo del Nord alleato dell’imperialismo internazionale e il Governo nazionalista rivoluzionario del Sud, guidato dal Kuomintang. Il Partito Comunista di Cina nasceva in opposizione ad entrambi. Il Congresso si svolse in maniera rocambolesca. I due leader principali Chen Duxiu e Li Dazhao non poterono essere presenti. Erano presenti membri del Comintern e del Segretariato per l’Estremo Oriente. Una minoranza del Partito sosteneva che il proletariato cinese era immaturo ed era poco diffusa la dottrina marxista, quindi il partito avrebbe quindi dovuto fare proselitismo e propaganda e un lavoro di studio per diffondere la teoria marxista. Le posizioni della maggioranza sono espresse nei documenti usciti dal Congresso. Sulla linea del partito storico, su impulso dell’I.C. un nucleo di militanti comunisti si organizza intorno ai principi e al programma del marxismo, dà carne e sangue alla scienza marxista, si concretizza il partito formale, l’avanguardia della classe, la direzione del movimento che porterà alla rottura rivoluzionaria. L’organizzazione del partito si conforma ai principi del centralismo e della disciplina, entrambi vincolati al Programma politico. La dittatura del proletariato fu affermata nel Manifesto del Partito Comunista di Cina già nel nov. 1920.  Vi furono discussioni vivaci attorno al parlamentarismo e all’opportunità di ricoprire o meno da parte dei militanti cariche pubbliche e ben più cruciale fu la discussione intorno all’atteggiamento da tenere nei confronti dei partiti borghesi e dei movimenti nazionalisti rivoluzionari. L’intrapresa di azioni comuni con altri partiti non violava i principi del Partito Comunista, ma una condizione era necessaria: la completa indipendenza politica, ideologica ed organizzativa dei comunisti. La questione era già stata affrontata e discussa nell’I.C. (II Congresso luglio 1920).

Esistevano nelle colonie due movimenti rivoluzionari 1) quello nazionalista borghese che si ammantava di socialismo 2) quello dei contadini poveri e degli operai.

In Cina il Kuomintang rappresentava la borghesia nazionalista rivoluzionaria, il suo programma era una Cina indipendente, democratica, borghese. Il Partito Comunista di Cina nasceva in opposizione ad esso e doveva fare della lotta contro la borghesia democratica e nazionalista il fulcro del suo programma. Operai e contadini dovevano organizzarsi nei partiti comunisti e il loro scopo era una rivoluzione che li liberasse da ogni tipo di sfruttamento. Furono stabilite regole di reclutamento e principi organizzativi piuttosto rigidi. 

L’adesione dei giovani, intellettuali, operai al Partito Comunista di Cina fu possibile non per la diffusione capillare del marxismo in Cina ma perché si andavano imponendo in quel paese i rapporti sociali capitalistici e nel mondo era in atto un conflitto tra le classi sociali che aveva portato il proletariato in Russia alla vittoria sullo stato zarista e alla formazione del Partito mondiale della rivoluzione.

L’adesione al Partito da parte di giovani militanti non fu un atto di presa di coscienza ma un fatto di entusiasmo, d’istinto e di fede. I fatti materiali e non la coscienza furono il motore del movimento comunista in Cina, non anni di studio del marxismo ma lampi di luce abbagliante provenienti dalla Russia illuminarono il futuro dell’Estremo Oriente. Le doti di coraggio e abnegazione, entusiasmo e volontà di combattere che i giovani cinesi avevano dimostrato andavano posti al servizio della causa proletaria. 

Il MOVIMENTO 4 MAGGIO del 1919 fu preceduto da azioni rivendicative della classe operaia ma queste erano ancora piuttosto deboli a causa dell’esile sviluppo industriale cinese. A partire dal 1919 si ebbe un’ascesa del movimento dei lavoratori con scioperi organizzati e rivendicazioni che riguardavano aumenti salariali, riduzione della giornata lavorativa, contro il caro-vita. Vediamo alcuni dati. Da luglio 1919 a luglio 1920 a Shangai si ebbero 54 scioperi. Le azioni di sciopero si diffusero anche a Canton, Hong-Kong, e nelle zone del Nord. Soprattutto a Canton si ebbero scioperi organizzati da sindacati, dal 1920 al 1922 si contarono 44 scioperi di varie categorie. Particolarmente significativi gli scioperi dei meccanici di Hong-Kong e dei meccanici di Canton che furono vittoriosi ottenendo aumenti salariali, giornata di 9 ore e lavoro notturno pagato doppio. Anche altre categorie furono coinvolte in scioperi (minatori, ferrovieri, lavoratori dei cotonifici), a Macao si ebbe uno sciopero generale. Fino al 1923 i livelli di mobilitazione si mantennero alti. Lo sciopero più significativo fu quello dei lavoratori marittimi della colonia inglese di Hong-Kong tra gennaio e marzo del 1922. Lo scioperò durò 56 giorni. Fu organizzato con cura dal sindacato dei marittimi: fu rafforzata la struttura interna, creata una commissione di propaganda, una sezione per la difesa dello sciopero e organizzata una cassa di resistenza. Furono organizzate riunioni dei militanti del sindacato e fu chiesto il sostegno ai sindacati di altri paesi. Se all’inizio i lavoratori in sciopero erano 2.000 essi arrivarono ad essere 120 mila poiché a loro si unirono facchini e scaricatori di Hong-Kong e poi tutti i lavoratori cinesi di Hong-Kong e marittimi di altri porti cinesi. Lo sciopero si era propagato come un’epidemia. La colonia inglese era completamente isolata. Il governo coloniale tentò in vari modi di rompere il fronte dei lavoratori: presentò controproposte che non vennero accettate, assoldò crumiri, incarcerò i dirigenti sindacali, portò cannoni di fronte alla sede del sindacato. Tutte le navi da guerra britanniche furono richiamate dai porti cinesi a Hong-Kong. A questo punto il sindacato, forte della solidarietà di altre categorie di lavoratori, della piccola borghesia e una parte della borghesia cinese che fornì fondi alla lotta, organizzò il trasferimento di 50 000 scioperanti a Canton, dove la situazione poteva essere meglio controllata e organizzò un’assemblea generale dei lavoratori in sciopero, avanzando nuovamente le proprie richieste che riguardavano il salario ma anche le condizioni di lavoro. La colonia di Hong-Kong era completamente paralizzata dallo sciopero, isolata e ridotta alla fame. Le richieste degli scioperanti furono accettate. L’imperialismo britannico cedeva di fronte alla forza del proletariato cinese. Si trattò di un’azione di sciopero in cui erano scesi in campo numerosi settori del proletariato in solidarietà con i marittimi e l’azione era stata portata avanti ad oltranza. Si era verificato un blocco sociale anche con la borghesia, infatti fu una lotta economica con connotazioni anti-coloniali.

Prima dei sindacati tradizionali esistevano in Cina formazioni corporative come le gilde che univano giovani apprendisti operai e maestri in un’unica organizzazione. Erano fondate su una rigida disciplina, i maestri imponevano le regole, gestivano la manodopera, decidevano sui salari, sulla giornata lavorativa e sui prezzi dei prodotti. A queste si affiancavano gilde per provenienza regionale. Nelle grandi città esistevano organizzazioni corporative che riunivano operai provenienti da una stessa regione, controllate da elementi borghesi, che offrivano assistenza di vario tipo. Avevano la funzione di regolare i rapporti tra operai e padroni. Esistevano anche società segrete tradizionali che mobilitavano anche settori operai. Negli anni 20 queste società si occuperanno solo di attività lucrative illegali. Accanto a queste formazioni tradizionali cominciarono a sorgere organizzazioni moderne, alle quali aderivano operai e padroni, che sostenevano l’aspirazione nazionale allo sviluppo industriale, fornivano manodopera qualificata alle imprese cinesi, si occupavano di formazione professionale, fornivano assistenza agli operai con casse di risparmio e fondi di soccorso, chiedendo aumenti salariali e riduzioni della giornata lavorativa e perfino il diritto di sciopero. La borghesia aveva interesse ad incanalare le lotte operaie verso obiettivi patriottici, contro la penetrazione economica e politica degli stranieri e per sostenere il progresso dell’industria moderna e nazionale. Un’evoluzione si ebbe con il sorgere di organizzazioni di soli operai, separate dai padroni, dopo gli sciopero del MOVIMENTO 4 MAGGIO 1919. Queste organizzazioni erano ancora contraddistinte per mestiere ma svolgevano anche mutuo aiuto, educazione, erano dirette da proletari e portavano avanti azioni rivendicative. 

PRIMO CONGRESSO DEI SINDACATI. La situazione favorevole dopo la vittoria dello sciopero di Hong-Kong portò nel 1922 a proclamare il primo maggio il primo Congresso nazionale dei sindacati. L’iniziativa fu proposta dal Partito Comunista di Cina. I delegati provenivano da 12 città in rappresentanza di 100 sindacati e 300.000 iscritti. Erano presenti diverse tendenze: comunisti, anarchici, corporativi e il Kuomintang, che a Canton aveva una certa influenza nei settori operai. Nonostante lo scontro tra diverse tendenze si arrivò a concordare sulla rivendicazione della giornata di otto ore. Una delle indicazioni accolta dal congresso fu quella proposta dai comunisti cioè di organizzare sindacati sulla base dell’industria e non del mestiere. Un’altra risoluzione riguardava lo sciopero di solidarietà. Fu rivendicato l’obiettivo di una federazione pan-cinese dei sindacati, che troverà attuazione tre anni dopo.

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