Deir ezzour, Siria: l’ultimo assalto
“Veloce come il vento, lento come una foresta, assali e devasta come il fuoco, sii immobile come una montagna, misterioso come lo yin, rapido come il tuono.”
Sun Tzu
Dopo oltre tre anni di assedio da parte dell’isis, la città di Deir ezzour, 100.000 abitanti ai confini con l’Iraq, sta per essere liberata dall’esercito siriano. La città e la guarnigione militare che la presidia hanno resistito per tutto questo tempo, respingendo ogni volta i numerosi tentativi di penetrazione delle milizie jihadiste. Le truppe scelte dei paracadutisti, guidate dal generale Zahr Eddine, hanno sempre contrastato con efficacia gli attacchi dell’avversario, proteggendo il perimetro della città e i suoi abitanti. Particolarmente cruento è stato uno di questi tentativi, l’anno scorso, quando diverse decine di abitanti sono stati catturati e uccisi dai jihadisti. La situazione al primo settembre 2017 è la seguente: le avanguardie dell’esercito siriano avanzano verso la città assediata, e sono ormai a meno di 50 km dal perimetro urbano. Non ci sono ostacoli significativi di fronte all’avanzata del SAA (syrian arab army), solo degli sporadici check point dell’isis tentano, con difficoltà, di rallentare l’ultimo assalto delle forze corazzate e della fanteria scelta siriana. Abbiamo sempre scritto che la partigianeria per uno schieramento x o per il suo contendente y, entrambi capitalistici, non ha nessun senso per una organizzazione marxista. Tuttavia non si può negare che decine di migliaia di esseri umani, intrappolati da tre anni in una città assediata, attendano molto probabilmente con speranza e senso di sollievo la fine delle sofferenze causate dall’assedio (di cui stranamente troviamo pochissimi cenni sui media occidentali). La natura capitalistica di tutte le forze in campo, in quanto espressione di un dominio di classe, non esclude infatti il riconoscimento delle differenze esistenti fra i sistemi di regole e le norme vigenti nei territori controllati dal governo o dalle milizie integraliste. Pur nella sua sostanza invariante di dominazione di classe, il regime borghese può assumere abiti di governo cangianti (funzionali agli interessi della frazione borghese al potere, alla situazione politico-sociale, al bisogno di consolidamento del potere di questa frazione nella lotta contro altre frazioni concorrenti o nella sottomissione del proprio proletariato). A nostro avviso questi fattori hanno giocato e giocano un ruolo importante nella caratterizzazione ‘arcaica’ e terrorizzatrice del dominio jihadista, all’interno dei territori sottomessi al proprio recente controllo. Infatti, se osserviamo i precedenti storici analoghi, scopriamo che regolarmente, soprattutto nella fase iniziale, il potere politico di una classe dominante o frazione di classe dominante vincente, per assestare e consolidare il proprio dominio sulla classe subordinata e contrastare gli avversari (stati nazionali esteri e frazioni di classe dominante interna perdente) non può che esercitare il terrore senza risparmio di mezzi. Successivamente, quindi una volta stabilizzato il potere, la classe dominante non ha più bisogno di ricorrere, almeno per un certo tempo, ai metodi brutali usati nella fase di consolidamento. Questa regola ricorre in molte vicende storiche, e pur nelle ovvie distinzioni, presenta dei tratti comuni con la vicenda contemporanea del jihadismo inteso come esercizio del potere politico-amministrativo in un determinato territorio. La tendenza all’uso di mezzi brutali, terrorizzanti, nel governo di un territorio si manifesta storicamente pure nelle fasi finali di un regime (basti ricordare i plotoni di esecuzione volanti delle ss, nella Berlino dell’aprile 1945 dove già si combatteva casa per casa). Tornando alle cronache della guerra siriana, appare evidente che a Deir ezzour si svolgerà a breve una battaglia di grandi proporzioni. Sono infatti diverse migliaia i miliziani dell’isis che in ritirata da posizioni indifendibili in pieno deserto, stanno riorganizzandosi intorno alla città assediata. Tuttavia l’esito di questa battaglia, valutate con realismo le forze in campo, vedrà con molta probabilità il successo dell’esercito regolare siriano. Da un punto di vista puramente militare la caduta di Sukhanah agli inizi di agosto, ha rimosso l’ultimo bastione degno di rilievo sulla strada per Deir ezzour. L’esercito siriano, dopo essersi assicurato una adeguata protezione sui fianchi, ha ripreso ad avanzare in direzione della città assediata senza il rischio di subire il contrattacco del nemico (come era invece accaduto l’anno scorso in occasione del l’offensiva fallita verso Raqqa). Adesso le strategie operative del SAA sembrano privilegiare il metodo della saturazione di fuoco sui nidi di resistenza dell’avversario (villaggi, rovine urbane, trincee, tunnel sotterranei, colline), e solo in seguito l’avanzata e il rastrellamento delle posizioni nemiche. In altre parole viene utilizzata in modo sinergico e massiccio l’aviazione (jet ed elicotteri d’assalto) e l’artiglieria (cannoni e lanciarazzi multipli) per ammorbidire la resistenza nemica, e quindi limitare al massimo le perdite fra i propri ranghi, ottenendo al contempo una rapida vittoria. Tale strategia è resa possibile dalla superiorità numerica di truppe e di mezzi rispetto all’avversario jihadista, che si trova invece in grave crisi di forniture e non riesce a rimpiazzare le perdite subite. L’esercito siriano ha invece la possibilità di impiegare le truppe che finora erano bloccate nell’assedio di varie sacche, sia nella zona di Damasco che nel centro della Siria, ovviamente dopo l’avvenuta resa e il collasso di queste sacche.
Un altra sconfitta per le forze internazionali che hanno giocato un ruolo importante nella genealogia delle vicende siriane degli ultimi anni.
Breaking news
Aggiornamento della situazione alle ore 19,00 del 3 settembre 2017.
Come avevamo previsto appena due giorni addietro, l’avanzata delle truppe siriane, in modo particolare dell’unità denominata ‘Forza tigre’, sta superando tutti i residui tentativi di contrapposizione delle milizie islamiste, e risulta ormai distante poco più di 10 km dalla ricongiunzione con i soldati che hanno respinto per oltre tre anni tutti gli assalti alla città. Durante gli ultimi giorni si sono susseguiti senza sosta gli attacchi al suolo dell’aviazione russa e siriana, questi attacchi hanno distrutto i convogli di rifornimenti che tentavano di dare un supporto alle milizie assedianti. Ormai è iniziato il conteggio alla rovescia per la liberazione di Deir Ezzour dall’assedio, un evento che potrebbe avvenire già entro la giornata di domani. Una volta eliminate le residue forze dell’Isis nel nordest della Siria, l’attenzione dell’esercito siriano si rivolgerà prevedibilmente alla provincia di Idlib, confinante con la Turchia, dove permane l’ultima presenza significativa di forze avversarie. Come avevamo già scritto nel settembre 2015, agli inizi dell’intervento russo, gli scenari di sviluppo del conflitto siriano sono ormai in via di assestamento. La competizione fra i maggiori complessi militari-industriali contemporanei (Russia/America) ha trovato nei territori siriani un feroce spazio di confronto, ma alla resa dei conti, la politica imperiale del caos del contendente USA è stata per l’ennesima volta sconfitta.
Breaking news
Aggiornamento della situazione alle ore 23,55 del 3 settembre 2017.
A poche ore dal precedente aggiornamento, sui media internazionali inizia a correre la notizia: Deir Ezzour è libera, dopo oltre tre anni di assedio, una popolazione di 100.000 abitanti esce da un incubo. I commandos della forza tigre e altre unità dell’esercito siriano, con l’appoggio di varie dozzine di carri armati, hanno sbaragliato l’avversario, ricongiungendosi ai tenaci difensori della città. In base alle notizie che corrono sui social media sembra che per ora si tratti solo di un avanguardia, tuttavia nei fatti il SAA ha ristabilito un contatto via terra con i difensori per la prima volta dopo oltre anni di assedio.