Prendiamo spunto da queste due notizie presenti sulla stampa del 5 settembre 2015, per abbozzare alcune piccole considerazioni. Partiamo dalla videosorveglianza: il jobs act, insieme alla riforma della scuola, alla riforma della pubblica amministrazione e alla futura e imminente riforma della normativa sindacale, è una importante componente dell’attacco ai residui orpelli economico-legali del preesistente welfare capitalistico. L’attuale situazione economico-sociale non permette troppi lussi e concessioni alla classe oppressa, e quindi l’attrezzatura di dominio politico-statale della borghesia procede inesorabilmente allo smantellamento del welfare residuale. L’imperativo categorico dei vari burattini politici del capitale è quello del taglio dei costi superflui e l’aumento della produttività del lavoro (ovvero, ottimizzare l’impiego delle risorse umane nel linguaggio dell’economia aziendale borghese). Per raggiungere questo doppio scopo aziendalista, si cerca di spremere senza risparmio il tempo di lavoro salariato ancora impiegato nel ciclo produttivo e distributivo, cioè non ancora sostituito dal capitale costante (macchine, robot, automazione). Essendo il capitale vivo, cioè il lavoro umano, la fonte originaria del plus-lavoro /plus-valore, e quindi del profitto/interesse/rendita che affluisce alle varie componenti finanziarie, industriali, e commerciali della classe borghese, si comprende allora la costante attenzione dei governi e dei parlamenti verso il varo di riforme mirate a incrementare la produttività del lavoro. Queste riforme hanno lo scopo di placare, almeno temporaneamente, la ‘fame da lupi’ per il plus-lavoro del capitale (Marx), e infatti i burattini politici del sistema capitalistico, eseguono diligentemente, ripetutamente, tutti i passaggi legislativo-cerimoniali per soddisfare la brama violenta di profitto del proprio inumano signore e padrone. La stella polare, la linea guida, dell’azione politico – legislativa di qualunque parlamento borghese è, indipendentemente dalle variegate formazioni politiche e dalle maggioranze o minoranze che compongono i parlamenti, sempre la stessa: assicurare il funzionamento ottimale del sistema di oppressione capitalistico, permettendo l’adeguato grado di sfruttamento della forza – lavoro proletaria nei recinti aziendali della borghesia. Questa stella polare guida ossessivamente l’agire politico degli attori che si agitano e si avvicendano, pieni di boria malcelata, sul palcoscenico della politica parlamentare contemporanea, in una vera e propria ‘danza di fantocci’ senza nessun senso e dignità. Una monotona e ossessiva ricerca di visibilità e di carriera, surrogato di meschine ambizioni personali, trapela dietro le parole ipocrite, i discorsi vacui, le risibili dichiarazioni di un ceto politico dalle più diverse colorazioni e sfumature. Il simpatico e giovanile personale politico del governo Renzi, tanto per fare un esempio, sta realizzando le riforme più coerenti con le esigenze di profitto aziendale e di sfruttamento del proletariato degli ultimi decenni, non bisogna indignarsi se questo accade, ogni governo e ogni parlamento (in questo tipo di società) non può fare altrimenti. La videosorveglianza è dunque un corollario di questi ‘normali’ processi fisiologici di ottimizzazione dell’impiego delle risorse umane (come la imperante precarietà-flessibilità, le paghe da fame, la gratuitificazione del lavoro attraverso gli stage e l’alternanza scuola-lavoro, la maggiore libertà di licenziamento e di provvedimenti disciplinari concessa ai dirigenti aziendali pubblici e privati); oltretutto sarebbe da illusi pensare che con essa (la video-sorveglianza) si sia toccato il fondo, poiché il capitale non conosce limiti interni alla brama violenta di profitto e di sfruttamento. Solo dall’esterno, cioè dalla direzione del soggetto sociale proletario, il vero destinatario delle manganellate riformiste somministrate da ogni serio governo borghese, potrebbe venire una risposta di rifiuto a tutte le misure di legge peggiorative del peggio già esistente. E soprattutto, solo da questo soggetto sociale e dal conflitto di classe potrebbe sorgere l’azione di mutamento di quel sistema economico che condiziona e spinge ossessivamente i burattini del teatro politico – parlamentare a fare riforme su riforme nell’ esclusivo interesse della minoranza sociale borghese. Ora dedichiamo un piccolo inciso agli eventi in corso in Ungheria: le migliaia di profughi e migranti che si muovono, o meglio sono costretti a muoversi come delle mandrie umane, nella prospettiva di percorrere a piedi 250 chilometri per giungere in Austria, costituiscono una notizia che fora anche il manto di cinismo e di banalità delle rappresentazioni oppiacee dell’informazione di regime. Esodi biblici, migrazioni epocali; fenomeni che mettono in imbarazzo perfino gli abituali apologeti del violento regime sociale esistente, e pongono qualche dubbio sulla natura e sull’origine di questo flusso inarrestabile di esseri umani, provenienti dalle periferie devastate (da guerre, fame, disoccupazione, malattie, violenza) del sistema capitalistico. Abbiamo di recente analizzato la genesi economica degli attuali fenomeni migratori, evidenziandone le caratteristiche funzionali e disfunzionali rispetto al modo di produzione capitalistico. Tale analisi è presente nel sito, e quindi rimandiamo alla sua lettura chi fosse interessato ad approfondire l’argomento. In definitiva le odierne notizie sulla marcia a piedi di migliaia di migranti, e poi le successive assicurazioni sull’invio di centinaia di corriere dall’Austria (per consentire un trasferimento meno ‘primitivo’ di questa massa umana), sono il segnale di una accelerazione dei processi di sviluppo contraddittorio del modo di produzione capitalistico.