Giornate capitalistiche: rinnovi contrattuali

Ci dedicheremo oggi al rinnovo del contratto della scuola pubblica: un comparto del lavoro che occupa oltre un milione di addetti (docenti e ata). Dunque proviamo a riassumere le attuali proposte che la parte governativa vorrebbe inserire nel nuovo contratto nazionale (il vecchio è scaduto da quasi dieci anni). Per la sezione economica si parla di aumenti medi lordi intorno alla ‘fantastica’ cifra di 80 euro, invece per la sezione normativa è in campo (sembra) la proposta di trasformare alcune attività ausiliare facoltative, in obbligatorie, con un contemporaneo inasprimento delle sanzioni disciplinari e della possibilità di licenziamento. I sindacati, quasi tutti, per ora rifiutano di trangugiare questo calice amaro e indigesto. Vedremo, se nel corso della trattativa con la controparte riusciranno ad ottenere dei miglioramenti significativi, oppure se passerà in modo sostanziale l’impianto di proposte del governo. Siamo propensi a ritenere che alla fine quasi tutto il blocco di proposte governative passerà (anche senza la firma dei sindacati, o di una parte di essi), tuttavia  la vicinanza della scadenza elettorale del quattro marzo potrebbe spingere il partitone principale della attuale maggioranza parlamentare (PD) a mitigare qualche aspetto secondario (allo stato attuale è prevedibile che la trattativa venga posticipata al dopo elezioni). Anche con un nuovo governo non cambierà molto. Sosteniamo questa ipotesi sulla base della conoscenza di una regolarità (alias legge immanente) dell’attuale formazione economico – sociale capitalista. Stiamo parlando della caduta tendenziale, storica, del saggio medio di profitto e della correlata controtendenza all’aumento dello sfruttamento economico (plus-lavoro assoluto e relativo) e del consequenziale aumento del dispotismo di fabbrica (e in genere sui luoghi di lavoro), inteso come antidoto al maggiore grado di conflittualità proletaria causato dall’aumento dello sfruttamento. Il rafforzamento degli apparati statali capitalistici è a sua volta correlato a queste dinamiche, in quanto l’aumento potenziale e attuale della conflittualità proletaria va fronteggiato con misure (normative e tecnico-operative) adeguate . Possiamo facilmente correlare l’aumento sistemico del grado di sfruttamento, alla risibile proposta di aumento stipendiale di 80€, che non copre neppure l’inflazione, mentre possiamo correlare l’aumento sistemico del dispotismo aziendale, all’inasprimento della normativa in materia di sanzioni disciplinari verso i dipendenti previsto nella bozza di rinnovo del contratto scuola. In effetti proprio come due eserciti in guerra, le due principali classi sociali dell’epoca capitalistica (borghesia e proletariato) duellano in ogni istante, impiegando le tattiche e i mezzi adeguati alla difesa e affermazione dei propri interessi di classe. Mentre la borghesia appare attualmente in deciso vantaggio, possedendo in gran quantità mezzi fisici e ideologici di dominazione, per affermare e conservare la propria esistenza parassitaria, il proletariato invece arranca a convogliare le proprie energie sociali nel partito storico (inteso come l’insieme della conoscenza appresa nel corso della storia del conflitto di classe) onde renderlo, anche sul piano formale-organizzativo, un adeguato organo energetico di lotta. Tuttavia le leggi di sviluppo cicliche dell’economia capitalistica ripropongono, periodicamente, le stesse criticità economiche e socio-politiche: in modo particolare l’aumento dello sfruttamento, del dispotismo aziendale e soprattutto la miseria crescente, che giocano una permanente funzione di incremento del conflitto sociale, e dunque svolgono un correlato ruolo destabilizzante per gli equilibri dell’attuale società.

Minata al proprio interno dalla contraddizione basica fra l’elevato grado di sviluppo delle forze produttive (lavoro associato e tecnologia produttiva), e i rapporti di produzione capitalistici (fondati sull’anarchia dell’attività economica su base di aziende concorrenti e sull’appropriazione parassitaria di pluslavoro), la società borghese deve periodicamente affrontare le crisi economiche da sovrapproduzione di merci e sovraccumulazione di capitale costante e variabile, distruggendo il surplus per ‘far tornare a girare l’ economia’. Ogni volta la crisi del ciclo economico innesca fenomeni ‘violenti e distruttivi’ (Marx, terzo libro del Capitale), aprendo scenari alternativi di guerra o di superamento del modo di produzione capitalistico a mezzo del conflitto di classe. All’interno del circolo di sistema (contrazione /espansione economica) il proletariato è destinato a perdere ogni parziale ‘conquista salariale e normativa’ ottenuta nelle precedenti fasi espansive dell’accumulazione del capitale, dunque non deve stupire che le attuali proposte governative per il rinnovo del contratto scuola abbiano, in questa fase economica, le indubbie caratteristiche del peggioramento normativo e salariale.

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