Il governo spagnolo alle prese con nuove misure di austerity e aumento di spese militari
Introduzione
I governi borghesi, cercando di sostenere l’economia capitalistica, giungono sempre al bivio costituito dal keynesismo e dalle misure di austerità. Ma di cosa si tratta? Il keynesismo punta sul sostegno alla domanda attraverso l’aumento della spesa pubblica, con l’obiettivo di creare reddito e aumento dei consumi, l’austerità punta invece sulla riduzione del debito pubblico e sul contenimento delle spese dello stato.
Il termine austerità andrebbe analizzato attentamente, sia in merito alla sua origine etimologica, sia in relazione al significato che ha assunto all’interno del dibattito politico contemporaneo. Nell’accezione etimologica l’austerità è un comportamento basato sul riserbo e la sobrietà, autorevole e composto, mentre nel linguaggio politico diventa sinonimo di sacrifici e peggioramenti nelle condizioni di vita generali.
I sacrifici sono il prezzo che la classe oppressa paga per l’intreccio di fattori oggettivi e soggettivi, che consentono al capitalismo di continuare ad esistere, impedendo al proletariato di scrollarsi dal collo il giogo del dominio, le catene della schiavitù.
Una miscela velenosa di acquiescenza, passività, rassegnazione, introiezione della mentalità produttivistica, in altre parole una condizione sociale di inerzia e sconfitta, hanno sospinto il proletariato verso una metamorfosi del modo di pensare e di agire (come ben descritto in ‘Prometeo incatenato’).
Sindrome di Stoccolma è il termine, modernamente usato in psicologia, per definire i sentimenti di complicità della vittima verso il proprio carnefice: un meccanismo di autodifesa psichica causato dal trauma della violenza subita. Il quadro della ‘difficile’ condizione del proletariato, nelle galere aziendali contemporanee, è dipinto anche in ‘Dizionarietto dei chiodi revisionisti: attivismo’. La schiavitù del lavoro salariato, nel pensiero di Marx, è una condizione di sfruttamento e insieme di permeabilità e soggezione delle vittime sociali alle idee della classe sfruttatrice. Il condizionamento mentale è uno dei motivi che vanificano la conta schedaiola e l’illusione riformista di cambiare il sistema per via elettorale. Non ci appartiene la fiducia nel cimento elettorale, dove il proletariato (la sua maggioranza) conferma solo il grado di soggezione ai luoghi comuni dell’ideologia dominante.
Restando in argomento di luoghi comuni, un recente dibattito televisivo, in salsa par condicio, ha registrato l’ardua tenzone fra due economisti di opposte scuole di pensiero capitalistiche. Il primo perorava, con dotta erudizione, la bontà delle ricette neo-kenesyane, mentre il secondo recitava,con seriosa e sofferta lungimiranza, le ragioni dell’austerità.
Due facce della stessa medaglia, la politica economica borghese. Due argomentazioni formalmente razionali, espresse tuttavia sulla tolda del ‘Titanic’. Basterebbe un piccolo repertorio degli ‘inconvenienti”’ prodotti dal capitalismo per capire che non è una esagerazione l’analogia con il Titanic: disastri ambientali,
migrazioni, guerre, povertà.
Eppure, leggendo la cronaca giornalistica, e osservando i comportamenti di una parte della società, apparirebbe tanta voglia di divertirsi e consumare, in barba ai fastidiosi problemi sociali della contemporaneità.
In effetti non solo il discorso politico preponderante, a livello di comunicazione di massa, è avulso dal reale, ma perfino il comportamento dei consumatori seriali di merci inutili e di tristi svaghi da fine settimana, è solo un rito di esorcismo del reale.
I riti edonistici della borghesia, e del resto della società che cerca di imitarla, portano sulla fronte il marchio della decadenza sociale, sono il canto del cigno di una società condannata (in un modo o in un altro) a scomparire.
Capitolo uno: Il governo iberico e i progetti di austerità
Il nuovo governo iberico, guidato dal PSOE, con l’aiuto parlamentare di Podemos, è in carica da appena un mese, e già deve affrontare la spiacevole questione dei conti pubblici e delle misure adeguate al loro risanamento.
Lo scrivevamo già nei lontani anni quaranta: chiunque ottenga la maggioranza parlamentare, nell’attuale sistema socio-economico, dovrà alla fin fine dedicarsi alla cura di questo sistema, oppure dimettersi.
Le misure previste per il bilancio pubblico del 2019 sono in fase di elaborazione, a distanza di appena 15 giorni dall’approvazione parlamentare del budget di austerità del 2018, lasciato in eredità dal precedente governo del Partito Popolare.
Il budget del 2018 presenta dei tagli alle spese nei seguenti settori: istruzione, salute, ricerca e sviluppo, cultura, investimenti in infrastrutture.
Le nuove misure di austerità per il 2019 sono state elaborate dopo un incontro dei ministri delle finanze dell’Eurogruppo. In questo incontro era avvenuto un richiamo ai paesi europei per il rispetto dei parametri Pil/deficit.
Il ministro dell’economia spagnolo ha chiesto a Bruxelles una limitata riduzione del parametro deficit/pil, dunque nel 2018, se le richieste dovessero essere accolte, dovrebbe passare dal 2,2 al 2,7. Questo 0,5 di differenza potrebbe consentire un minore impatto negativo sui consumi e sulla ripresa.
In ogni caso, le limitate richieste di attenuazione dei parametri europei, hanno subito scatenato le reazioni allarmate dei rigoristi, ad esempio la Confindustria spagnola.
Tuttavia l’austerità, sebbene meno rigida di quella proposta da Bruxelles, potrebbe fare da miccia ad un aumento del conflitto sociale. Nonostante questa prospettiva una parte notevole dei media spagnoli ha criticato l’austerità addolcita del nuovo governo, chiedendo maggiori tagli di spesa.
Un copione che si svolge contemporaneamente anche in Italia, verso il governo Cinque Stelle/Lega.
Capitolo due: Austerità e meccanica del conflitto
Secondo i fautori del rigore,
il governo spagnolo dovrebbe aumentare i tagli alla spesa pubblica per ridurre il deficit di bilancio. Le previsioni di costoro sono piuttosto fosche, essi temono l’arrivo di una crisi, collegata alla possibilità di aumenti del prezzo del petrolio, alla fine del quantitative easing, e quindi alle maggiori difficoltà di rifinanziamento dei debiti pubblici, e infine alla strisciante guerra commerciale fra USA e EU.
È ovvio che i rigoristi hanno una visione confusa dei problemi, infatti essi vedono nei tre fenomeni sopra indicati le cause della crisi, e non dei semplici effetti, incapaci di comprendere che la causa è la stessa economia capitalistica. In definitiva, come abbiamo già sostenuto in passato, sia i fautori dell’austerità dura e pura, sia i propugnatori keynesiani della spesa pubblica, sono in errore. A ben pensarci, le due opposte politiche economiche, si rivelano come delle semplici cure, o meglio dei palliativi, rivolti a un modo di produzione antistorico, antieconomico e antisociale.
Il governo spagnolo, diluendo nel tempo le misure di austerità, mirerebbe a limitare le probabilità di una impennata di proteste, scioperi e scontri.
Dunque, mentre i rigoristi sembrano preoccuparsi solo della riduzione contabile del rapporto deficit/pil, il governo spagnolo, come ogni governo (sia tecnico che politico) non può ignorare il rischio di reazioni popolari negative.
D’altronde la stessa confederazione dei datori di lavoro ha registrato, nei primi mesi del 2018, un cospicuo aumento delle ore di sciopero, rispetto allo stesso periodo del 2017: si parla di oltre il 50% in più, per un totale di otto milioni di ore di lavoro perdute.
Le imprese e i rami di attività toccati dagli scioperi sono molti, ricordiamo per brevità i seguenti casi, dove particolarmente alto è stato il numero di ore di sciopero: commercio on line (Amazon) e il settore aeroportuale.
In definitiva i governi spagnoli, succedutisi negli ultimi decenni, hanno pigiato soprattutto sul tasto dell’austerità, contribuendo ad alimentare le risposte di lotta dei lavoratori salariati.
Il caso specifico nazionale della Spagna è esemplare come verifica e conferma della validità delle scoperte scientifiche del marxismo. Le sovrastrutture statali sono funzionali alla valorizzazione del capitale, austerità e Keynesismo sono le due facce dello stesso obiettivo perseguito con politiche economiche diverse.