Primo maggio 2015

Primo maggio 2015

il capitale nasce grondante sangue e fango dalla testa ai piedi’. Marx

Primo maggio, ancora una volta assistiamo alla celebrazione di una ricorrenza ormai priva di significato.

Essa non nacque certo come una “festa”, ma come una giornata di lotta proletaria. E tale rimase fino a quando il movimento operaio col trionfo della controrivoluzione staliniana perse ogni autonomia rispetto ai poteri costituiti, che la fecero propria trasformandola, per l’appunto in una “festa”. In fondo che cosa può esprimere la “festa” dei lavoratori in quest’epoca capitalistica? Essa è solo una farsesca ipocrisia concessa dai signori della vita. Infatti,le oligarchie che si contendono i mercati e le masse di schiavi salariati (i signori della vita), sanno bene che non sarà una festa come quella del primo maggio a incrinare il loro apparato di dominazione, ma anche e soprattutto che ancora una volta la F della festa servirà a meglio propiziare, tra le altre due, quella della forca. Ed in effetti migliaia di proteste operaie vengono soffocate ogni giorno, in ogni angolo del mondo, con tutti i mezzi, dai feroci apparati di repressione creati allo scopo ultimo di proteggere un sistema sociale morente. Negli ultimi anni la situazione economica dei lavoratori ha fatto dei notevoli balzi all’indietro, anche i diritti legali sanciti dalle norme contrattuali sono stati ulteriormente ridotti, esponendo maggiormente il lavoratore ai ricatti e al dispotismo aziendale.  I sindacati con il numero maggiore di iscritti cavalcano queste tendenze generali, opponendo una blanda resistenza, più di facciata che di sostanza. In realtà i sindacati di sistema, in quanto organi funzionali al mantenimento degli equilibri dell’attuale società capitalistica, svolgono necessariamente dei compiti rivolti alla conservazione dell’organismo sociale di cui sono un elemento.

Irretiti e ingannati dalla propaganda sindacale e riformista di regime, intimoriti dalla violenza dell’apparato statale borghese, le masse di schiavi salariati continuano ad accettare e subire lo sfruttamento e il dispotismo nelle galere aziendali del capitale.

Lo sviluppo dell’economia capitalistica dimostra che il progresso tecnico-scientifico, con la conseguente immissione di capitale costante ( mezzi tecnici) in dosi massicce nella produzione, è destinato a soppiantare progressivamente l’impiego di capitale variabile (forza-lavoro umana). Questa legge della produzione su base capitalistica determina inevitabilmente un esercito di forza-lavoro di riserva, disoccupata e impoverita. Il capitale adesso non ha bisogno del lavoro di questa massa umana espulsa dal processo produttivo, e appare quindi velleitario pretendere che ritorni indietro sui suoi passi per salvaguardare l’occupazione. Quand’anche dovessero essere tenute in piedi, con la mediazione del potere politico, talune produzioni particolari, si tratterà sempre di soluzioni temporanee e specifiche volte a tamponare i problemi sociali di ordine pubblico collegati agli effetti dei licenziamenti. Restando su un piano meramente economico sindacale la parola d’ordine del salario garantito, invece, molto più di parole come salvaguardia dell’occupazione o autogestione, può svolgere un ruolo di ricomposizione di classe e di superamento della concorrenza tra la forza lavoro, limitando le conseguenze più negative della disoccupazione prodotte dal rapporto storicamente determinato fra crescita percentuale del capitale costante e calo del peso percentuale del capitale variabile. Il sistema economico ha l’esigenza di avere una riserva di forza lavoro disponibile, da inserire all’occorrenza nel processo produttivo, molto bene, allora questa ‘disponibilità’ va remunerata, e così come il lavoratore occupato riceve una retribuzione che gli consente di vivere e riprodurre la propria forza lavoro, anche il lavoratore disoccupato ha bisogno di riprodurre quotidianamente (mangiare, vestirsi, istruirsi e addestrarsi) la propria forza lavoro, in vista non solo e non tanto di una sua possibile futura vendita sul mercato, che potrebbe verificarsi solo dopo una crisi bellica mondiale, quanto del suo ben più probabile utilizzo come carne da cannone in quel bagno di sangue rigeneratore (la guerra). Del resto anche i calciatori in panchina, in effetti, vengono remunerati, e la parola ‘soldato’ viene da ‘soldo’ … Ma è evidente per tutti che, se è vero che dentro la cornice capitalistica le conquiste economiche e normative sono illusorie e possono sempre essere dissolte, quando il ciclo economico entra nella fase di contrazione, proprio come la neve sotto i raggi del sole, è altrettanto vero che strappare un salario garantito per i disoccupati in una fase come quella che stiamo attraversando non è certo alla portata di mano, ma sarà il risultato di lotte molto più aspre di quelle che consentirono di ottenere all’epoca delle vacche grasse degli aumenti salariali e dei miglioramenti normativi di cui ora serbiamo solo un pallido ricordo. Il che significa che la battaglia classista per il salario garantito non può essere concepita come il punto di partenza, ma come il punto di arrivo di una lunga stagione di lotte operaie parziali. 

Ma da lì, da quel ben definito obiettivo la ripresa della grande lotta di classe dovrà necessariamente passare. Proiettarlo  nell’immediato sarebbe velleitario. Rinunziarvi sarebbe opportunismo. 

 Partendo dalle lotte economiche immediate, basate su linee di ricomposizione di classe, deve quindi svilupparsi l’azione politica  anti-capitalistica della classe sotto la guida del partito comunista.

 Questa strategia elementare è anche il nostro messaggio per un primo maggio di lotta, a tutti i proletari di avanguardia che si difendono e combattono il Moloch capitalista.

Il combattimento o la Morte, la lotta sanguinosa o il nulla’. Marx

Partito comunista internazionale

Schio -via Porta di Sotto 43

Siamo aperti il sabato dalle 16 alle 19

In rete: lasinistracomunistainternazionale.wordpress.com

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