Giornate capitalistiche: Il coordinamento dei delusi dell’organizzazione ‘xyz’
Le recenti diatribe interne a una certa organizzazione sindacale, rivelano una verità conosciuta da tempo. Gli apparati sindacali di vertice perseguono spesso politiche ‘divergenti’ dalla volontà di lotta degli iscritti più combattivi. Il caso della recente nascita di un coordinamento di alcuni ‘dissenzienti’, nel settore sindacale metalmeccanico, è esemplare di questa ‘divergenza’ fra l’azione di lotta autonoma di parte degli iscritti e le strategie dei vertici. Non è il caso di spostare sul piano dei giudizi morali sui singoli attori la genealogia della vicenda, sarebbe fuorviante, poiché è inevitabile che il vertice di una organizzazione sindacale moduli e centellini le proprie azioni in base a calcoli prospettici generali . In effetti è dunque legittimo che l’organizzazione ‘xyz’, in nome della propria strategia generale sindacale, ritenga inopportune e deleterie determinate azioni di lotta sganciate dal suo piano generale. A questo punto è inutile richiamarsi allo statuto, o al rispetto della volontà di chi ha eletto i delegati dichiarati (dal vertice) incoerenti con il programma sindacale dell’organizzazione. Per il vertice sindacale valgono innanzitutto considerazioni sul ripristino dell’ordine e della disciplina interna (funzionali al perseguimento della strategia generale). Il valore della bolla sindacale (facciamo qui un paragone con le bolle finanziarie) esplosa con il caso recente, è invece utile per chiarire che la difesa delle condizioni minime di sopravvivenza della nuda vita proletaria passano, spesso, per strade incompatibili (queste si) con le strategie delle maggiori organizzazioni sindacali. Un insegnamento, quello del coordinamento di iscritti delusi, da cui si devono trarre delle conclusioni coerenti, realistiche. Il proletariato (o meglio per ora una sua parte minoritaria), nell’attuale situazione di incremento del grado di sfruttamento capitalistico, tende (‘obtorto collo’) a sviluppare azioni di lotta non assimilabili alle routine proposte dalle maggiori organizzazioni sindacali. Fino a quando queste azioni di avanguardia non riusciranno a collegarsi e ad estendersi a una parte consistente dei lavoratori salariati, inclusa la platea dei disoccupati e dei precari, il loro impatto economico-sociale resterà ininfluente e sarà facilmente controllato dagli stessi apparati sindacali esistenti. Inoltre è da ricordare che ove dovesse svilupparsi un deciso e sostenuto movimento di lotte economiche immediate, in assenza di una forza politica marxista in grado di indirizzare dette lotte verso obiettivi politici di cambio di sistema, anche i risultati contrattuali ottenuti sarebbero ben presto rimangiati dal capitalismo (come insegnano le vicende degli ultimi decenni). Quindi è da augurarsi che le iniziative come quella del coordinamento dei delusi, non sia la classica ‘rondine che non fa primavera’, ma viceversa preluda a una ripresa massiccia dell’azione di lotta proletaria (al di fuori delle strategie dei maggiori sindacati esistenti).