Necrologica-mente

Un nostro lettore, che si firma con il nome di ‘Ettore’, ci segnala un recente necrologio, pubblicato su una certa rivista (simile-quotidiano) di cui omettiamo il nome, in cui si fa menzione anche della sezione di Schio in termini poco amichevoli. Il testo ricevuto è il seguente:

Come per il passato, anche di recente alcuni nostri compagni deceduti hanno usufruito della non gradita attenzione di una certa rivista. Non ci sarebbe niente di male nel commemorare chi se ne va, il problema è che i necrologi di questa rivista mi sembrano un pretesto ‘narrativo’ per la messa in scena di un copione sempre uguale, in cui alla fine risaltano non le caratteristiche del defunto, ma di colui che commemora. L’analisi ‘semiologica’ dei necrologi pubblicati dalla rivista ‘xyk’ rivela delle costanti, proviamo ad esporle. Il testo inizia sempre come un normale necrologio, infatti vengono riportati taluni aspetti della vita del defunto, in modo descrittivo, senza valutazioni di merito. In seguito, tuttavia, terminati i brevi preliminari, si entra nel cuore reale dell’operazione, cioè nella scrittura di righe e righe di ‘valorizzazione’ della coerenza e bravura politica del commemorante (inteso come gruppo politico), esaltatore di se stesso proprio attraverso la critica dei presunti errori politici compiuti dal defunto quando era in vita. Emerge dunque, dalla lettura comparativa dei vari necrologi di questa entità che definiremo con il nome di fantasia ‘xyk’, una strana idea di commemorazione (dove qualche bacchettata ai defunti, ascrivibili alla sezione di Schio, non viene mai risparmiata). Dunque un sotterfugio comunicativo, in grado di fare colpo su qualche lettore ignaro della funzione specifica, a mio avviso auto-celebrativa, del testo che sta leggendo. Rivolgerei un modesto consiglio a chi scrive queste cose. Esiste un fenomeno chiamato ‘saturazione comunicativa’, che potrebbe presto verificarsi continuando a scrivere necrologi basati su siffatte costanti narrative. In parole povere, non sarebbe il caso di iniziare a pensare a nuovi metodi e soggetti di comunicazione?

Al di là di questi aspetti, diciamo di teoria della comunicazione, entro adesso nel merito della serie di gravi ‘tossicità’ teorico-politiche di cui la rivista ‘xyk’ è alfiere (e al contempo prigioniera). Sul vostro sito (la sinistra comunista internazionale) avete di recente ripubblicato e commentato dei testi degli anni 50 e 60, testi in cui emergono nettamente i contorni degli errori insiti nella falsa risorsa dell’attivismo, e nella riproposizione antistorica delle questioni nazionali (intese come sedicente fattore di avanzamento della lotta di classe in una determinata area geo-economica).Queste tossicità con cui la corrente ha cercato di chiudere i conti da tempo, vengono invece ancora propagate, a piene mani,da alcuni soliti noti. Ho l’impressione che navigando a vista, con una bussola resa inservibile dai fattori tossici dell’attivismo e del sostegno alle lotte nazionali borghesi, il vascello su cui naviga la rivista ‘xyk’ rischia prima o poi di naufragare sullo scoglio della ripetizione di vecchi errori e antiche illusioni.

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