Pseudo libertà e mercificazione


Da qualche parte, nella rete, si sostiene che è possibile osservare l’incipiente affermazione del comunismo da mille segnali, e uno di questi è il poliamore. Molto bene, prendiamo in esame questa proposizione, e dedichiamo qualche riflessione all’ipotesi sul poliamore come segnale del comunismo incipiente. Normalmente si dovrebbe supporre che sia la presenza di un massiccio movimento di lotte proletarie, indirizzate da un partito politico marxista, a fare presagire una trasformazione sociale profonda. Dovrebbe essere così, almeno per chi si richiama al marxismo. E invece no, secondo taluni è il poliamore, ad annunciare la prossimità sociale del comunismo. Ci chiediamo se
chi sostiene queste cose è consapevole di ripercorrere strade già esplorate in passato da altri viandanti, forse si. Ci riferiamo, ovviamente, alle correnti di pensiero che negli anni sessanta sostenevano che la liberazione sessuale avrebbe cambiato la società nel suo insieme. Una liberazione relegata nella sfera sessuale avrebbe attivato, secondo costoro, delle sopite energie, in precedenza inibite dai costumi autoritari e repressivi tipici delle società classiste patriarcali, facendo da volano a un cambiamento più ampio. Oggi viviamo in una società (almeno in occidente) ormai libera dai tabù e dalle restrizioni presenti nella fase iniziale dell’economia borghese. Restrizioni e tabù che avevano lo scopo non secondario di supportare il processo produttivo capitalistico (ma il cambiamento generale non si è verificato ).
Perché la liberazione sessuale o il poliamore non hanno funzionato?
La società contemporanea è basata sulla triade economica di capitale, denaro e merce.
La triade regna sugli umani, e trasforma, infine, indirettamente, anche le relazioni interpersonali a propria immagine e somiglianza. Poliamore si svela come un aspetto della ormai datata liberazione sessuale, da cui il sistema capitalistico non ha mai  temuto nessuna minaccia. Anzi esso è l’ulteriore segnale della mercificazione generale dei rapporti umani. La sacra famiglia oppressiva, tradizionalmente utile all’economia capitalistica, non  è l’unico elemento che ingabbia la libertà dell’uomo, l’nsieme degli oppressivi e mercificati rapporti di produzione esistenti in una società priva di valori umani comunitari, una società fondata sulla riduzione a merce di ogni aspetto della vita, è ciò che rappresenta la forma basilare di alienazione e oppressione. Perché definire il
poliamore un segnale della società futura, quando esso è solo una traccia della decadenza dell’attuale società borghese?
Ritorniamo ai parametri storici di base.

Patriarcato, famiglia mononucleare, riproduzione di una prole funzionale al processo di valorizzazione del capitale. Sono queste, grosso modo, le basi fondanti di certi costumi e di una cultura puritana e repressiva sul piano sessuale. L’evoluzione dell’economia capitalistica ha reso obsolete una parte di queste condizioni, infatti la crescita quantitativa dell’esercito industriale di riserva, attingibile/reperibile dalle aree economiche meno avanzate, ha sottratto peso e importanza alla famiglia mononucleare patriarcale (in quanto unità riproduttiva di prole per il capitale). Inoltre la diffusione quantitativa della produzione seriale di merci, e la conseguente esigenza di persone indotte a consumare a ciclo continuo queste merci, vagando da un offerta all’altra, ha prodotto dei riflessi anche nella mentalità di massa, favorendo una percezione/visione liquida, libera, poliedrica, dei rapporti sessuali, vissuti come una ennesima merce da consumare in modo differenziato e veloce. La libertà sessuale è dunque analoga al ventaglio di merci offerte sul mercato, e corrisponde alla libertà fasulla del consumatore, libero solo di essere condizionato e di acquistare in modo compulsivo delle merci spesso inutili e dannose.
Se il comunismo viene declinato con la formula esclusiva del movimento che abolisce lo stato di cose esistenti,  anche il poliamore può essere presentato come un fenomeno sociale innestato su questo movimento storico. Alla fine si mette in opera una operazione di riduzione ad uno del complesso dei fenomeni sociali, in cui poliamore, movimenti interclassisti, aumento del capitale costante, diventano  le prove di un assioma, di un sofisma apodittico formalmente perfetto sul piano della logica astratta (il comunismo è già presente fra di noi, come realtà in atto). Il problema delle posizioni apodittiche è la loro indimostrabilitá storico-fattuale. Non solo, il problema è spesso anche il loro contenuto di negazione della realtà di fatto. Negli anni sessanta, la corrente affrontava in un articolo la questione dei costumi sessuali relativi alle fasi di decadenza di una certa società. Si ricordava, in quell’articolo, il marasma dei periodi terminali dell’Impero romano o della società feudale. E per contro, veniva opposta a queste evidenze storiche, il puritanesimo della famiglia borghese nelle fasi iniziali del capitalismo. L’articolo ricordava il collegamento deterministico fra le varie fasi del ciclo di esistenza di un organismo sociale e il complesso di relazioni, mentalità, abitudini e costumi in esso prevalenti. Allora, se davvero esiste questo collegamento deterministico, come dovremmo interpretare il moderno poli amore? Lo interpretiamo  come un segno del futuro comunista o come lo sfaldamento dei rapporti umani, caratteristico della fase estrema di mercificazione e perdita di senso della società borghese? Ma davvero qualcuno crede che gli stili di comportamento sessuale possano incrinare il dominio capitalistico? La libertà, ci insegna la storia e il marxismo, è il superamento dell’alienazione capitalistica del lavoro, sono dunque i rapporti di produzione capitalistici a dovere tramontare, sotto l’urto del conflitto sociale della classe oppressa. La soppressione dello stato borghese, ricordano Engels e Lenin è la strada, storicamente verificata, percorsa dal movimento reale che abolisce l’esistente società borghese (comune di Parigi). Dunque la soppressione, come atto del conflitto sociale, e non di certo l’estinzione /indebolimento, sono i cardini storici e teorici corretti in merito alla questione dello Stato borghese e del suo divenire. L’estinzione è, invece, il più o meno lungo processo storico e sociale riguardante lo stato proletario, sorto dalla soppressione dello Stato borghese. Chi è prigioniero di concezioni evoluzioniste del corso storico, troverà di sicuro una riga di citazione, ovviamente decontestualizzata, per portare acqua al suo mulino, e tentare di confutare la nostra critica. Bene, la borghesia non teme le libertà come il poliamore, e non teme neppure le utopie in merito agli Stati che si devitalizzano e indeboliscono astrattamente, per moto proprio. Gli Stati vengono disgregati da altri stati, oppure soppressi da una classe sociale avversaria (i fatti storici concreti sono questi, il resto sono sofismi astratti dalla realtà).

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