Primo maggio 2017 (l’occasione per un bilancio)

 

Primo maggio 2017 (l’occasione per un bilancio)

Nella pubblica amministrazione talvolta, in presenza di funzionari scomodi di un certo livello, si applica il criterio del promuovere per rimuovere. In questo modo si affida al rompiscatole di turno un incarico sostanzialmente onorifico, anche se nominalmente prestigioso. Diciamo questo perché il primo maggio è diventato come quel funzionario da promuovere per rimuovere: infatti, formalmente, in quasi tutte le nazioni del mondo, il primo maggio dei lavoratori viene celebrato e ricordato, mentre nella sostanza i lavoratori, cioè il soggetto della festa, vengono ‘conciati’ per le feste, diciamo pure 365 giorni all’anno, dal cadavere putrescente del capitalismo. Un cadavere – la società capitalistica – mantenuto in vita grazie all’energia vitale del plus-lavoro dei proletari, costretti ad alienare la propria forza-lavoro in cambio di un salario ai limiti della sopravvivenza, quando invece l’attuale grado di sviluppo delle forze produttive (tecnologia e lavoro associato) consentirebbe, a miliardi di esseri umani, di lavorare meno e di vivere meglio.
La corsa verso la miseria crescente non si ferma mai, essa è una fedele compagna di viaggio del cadavere capitalista (che ancora cammina). Come ricorda Marx, in molte parti della sua opera, le scoperte della scienza e della tecnica si trasformano inesorabilmente, come in preda a una maledizione, in nuovi mezzi di sfruttamento e impoverimento dei proletari. Eppure, nell’agenda dei governi borghesi non vi sono punti in merito alla progettazione di un nuovo ‘modello’ socio-economico, invece, all’ordine del giorno ci sono le guerre di rapina imperialiste, e quindi la corsa al rafforzamento degli apparati militari-industriali degli stati. Lo stato democratico, che viene spacciato come organizzazione al servizio di tutti i cittadini, è in realtà solo lo stato di una classe sociale parassitaria: una classe che trae linfa vitale da un modo di produzione che sta trascinando la storia umana verso il baratro. Nel folle contesto dell’organizzazione sociale capitalistica, la minaccia permanente di scontri militari fra attori statali-nazionali, per il controllo dei processi produttivi di plus-valore, capitale tecnico, risorse energetiche e vie commerciali, sotto le false bandiere ideologiche nazionali e religiose (o più recentemente per l’esportazione della democrazia), esercita un effetto di terrore e allarme a livello di psicologia sociale. Le contese fra attori imperialisti, al pari di una forgia sociale e ideologica che lavora a ciclo ininterrotto, intruppano di continuo frazioni di proletariato sotto le opposte bandiere (nazionali e religiose) in cui si segmenta la stessa classe sociale borghese mondiale. I proletari, quando non muoiono per gli incidenti sul lavoro o per le malattie derivate dall’inquinamento della produzione industriale capitalistica, trovano la morte nelle varie guerre ‘locali’ delle potenze borghesi (sia in veste di vittime civili, sia in veste di soldati). Passiamo al peggioramento medio delle condizioni di vita. Se parliamo dei peggioramenti normativi ed economici degli ultimi decenni in Italia, è perché in realtà si tratta di tendenze in atto in tutto il globo. Riassumiamo alcune di queste tendenze: innalzamento dell’età pensionabile, precarizzazione del lavoro, disoccupazione di massa riduzione sensibile del potere d’acquisto dei salari, poteri discrezionali alle dirigenze aziendali (pubbliche o private), libertà (di fatto) di licenziamento, controllo e repressione sempre più diffusa del conflitto di classe. Mentre il controllo sociale (sul conflitto di classe) è anche ottenuto con la pervasività dei modelli culturali borghesi (che si affermano come mentalità e comportamenti di massa), la repressione è fondamentalmente una questione di violenza (potenziale o attuale), prerogativa specifica degli apparati statali della borghesia.
Dunque quale bilancio possiamo abbozzare, per il contemporaneo conflitto sociale di classe (fra capitale e lavoro)?
Un bilancio negativo, di certo dal punto di vista del futuro della specie umana, mai così minacciata e degradata da un sistema socio-economico antistorico, ricorrentemente esposto a crisi economiche causate dal surplus di capitale costante e variabile in eccesso, e quindi soggetto di conseguenza alla proliferazione di guerre funzionali alla ripresa del ciclo di valorizzazione del capitale (attraverso la distruzione di mezzi di produzione e forza-lavoro in eccesso).
Il proletariato, tuttavia, è l’unico soggetto sociale che può mettere fine al brutto sogno che il capitalismo continua a diffondere sul genere umano, a patto che intraprenda un ciclo di azioni di lotta di massa, per la difesa dei propri interessi immediati ma anche adeguate a rinforzare e unificare una forma partito comunista (attualmente debole sul piano formale-organizzativo).

Sinistra comunista internazionale. Schio (VI). Via Cristoforo n.49

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