Giornate capitalistiche: l’Achille proletario insegue fino all’età di 80 anni la tartaruga pensione

Un vecchio stanco viene obbligato a lavorare fino a settant’anni, ma qualcuno dice che ancora non basta. Bisogna considerare l’aumento della speranza di vita, e quindi aumentare anche l’età pensionabile a settantacinque anni, e poi a ottanta (come si vuole fare in Giappone), e infine abolirla questa cavolo di pensione, tanto a cosa serve un soggetto che non è più in grado di lavorare? Il pensionato in fondo è un costo che l’economia capitalistica non può più permettersi. Dunque lavorerai col sudore della fronte per tutta la vita, fino a quando le forze ti sosterranno, poi dovrai provvedere ai tuoi bisogni con i risparmi personali. La quadratura dei conti del sistema previdenziale è fatta , i privilegi del passato, ergo le pensioni, vanno aboliti.

Nei campi di sterminio nazisti la forza lavoro dei prigionieri veniva sfruttata in modo intensivo, senza pause, senza riposo, senza avvicendamento, fino all’estinzione precoce della vita. Quindi per questa ragione sosteniamo che Buchenwald è capitalismo. Nel primo libro del capitale Marx lo scrive in modo chiaro: in termini generali il processo produttivo capitalistico conduce all’estinzione anticipata della vita del lavoratore. Nei lager i tempi e le tipologie di lavoro estremamente faticosi causavano decessi a catena, mentre i soggetti inabili al lavoro venivano semplicemente eliminati in partenza. Una schiavitù feroce, priva della finzione del libero scambio fra salario e tempo di lavoro giornaliero. Capitalismo senza maschera, quindi violenza e sopraffazione di classe allo stato puro. Sono passati molti decenni dalla fine del regime nazista, eppure la stessa classe sociale nascosta dietro la svastica continua a dirigere le danze, sotto il manto della democrazia parlamentare. Qualcuno dirà che non è proprio la stessa cosa, perché ora le ‘persone’ hanno tanti diritti democratici (libera espressione del pensiero, di associazione politica e sindacale, di voto), mentre nei regimi totalitari queste libertà erano vietate. Bene, potremmo scommettere con i sostenitori di questa obiezione che qualora le azioni di lotta del proletariato dovessero minacciare il parassitismo del capitale, allora la borghesia tornerebbe ad usare il manganello totalitario (nazista, fascista, stalinista). Gettando nel cestino la maschera democratica. Pugno di ferro e guanto di velluto. Machiavelli, uomo del rinascimento, l’aveva compreso vari secoli addietro, mentre il cretinismo democratico contemporaneo non l’ha ancora capito. Caprotti, si accomodi dietro la lavagna.

In termini di sviluppo storico del capitalismo si afferma la prevalenza della forma burocratico-poliziesca di governo, su quella liberale e democratica. La sostanza del dominio politico borghese, al di sotto delle maschere democratiche, utilizzate solo per ingannare le masse di schiavi, è totalitaria e violenta. Le cause della prevalenza della attuale forma di governo demo-fascista, in definitiva, si trovano solo nei mutamenti socio-economici indotti dal capitalismo. La caduta del saggio di profitto e la correlata necessità di incrementare, a compensazione, il saggio di sfruttamento dei proletari, unitamente alla pericolosa concentrazione di diseredati (sovrappopolazione di riserva) nelle megalopoli capitaliste, creano i presupposti permanenti per una intensificazione quantitativa e qualitativa del conflitto sociale. A fronte di questa potenziale /attuale intensificazione del conflitto, la borghesia risponde, dialetticamente, con il rafforzamento delle attrezzature di oppressione statale. Questo rafforzamento è funzionale al controllo sociale di ultima istanza, che si manifesta come repressione violenta del conflitto di classe, mentre prima di questa estrema ratio, il controllo sociale viene esplicato con strumenti ideologici e concomitanti concessioni economiche (queste ultime quando il ciclo economico lo consente). I sedicenti marxisti che teorizzano l’indebolimento degli stati, inteso come assenza di autonomia dello Stato dalle logiche di profitto del capitale, non hanno capito che lo stato borghese non è mai stato autonomo dalla classe sociale che lo ha fondato allo scopo di usarlo come mezzo di oppressione verso la classe sociale antagonista, e al contempo come strumento militare contro le borghesie rivali. Stato e ideologia sono in generale ‘instrumentum regni’ della stessa classe sociale che ha prodotto i fenomeni totalitari del ventesimo secolo, tutti ‘instrumentum’ funzionali al proprio regno di parassitismo. Quando le logiche contabili della redditività media degli investimenti capitalistici nel debito pubblico lo impongono, lo stato borghese incrementa la pressione fiscale sul Pantalone proletario e allunga il limite anagrafico e gli anni di contributi minimi per consentire al lavoratore di andare in pensione. Rispetto a una certa situazione previdenziale precedente, l’allungamento della permanenza obbligatoria sul posto di lavoro si configura economicamente come appropriazione di plus-lavoro assoluto. Quindi i cinque, sette o nove anni anni di maggiore obbligo lavorativo, sono assimilabili (nel loro significato economico)  all’allungamento della giornata lavorativa a salario e costo della vita invariati. L’allungamento dell’età pensionabile, al di là della narrazione ufficiale sulla causa da ricercare nell’aumento della vita media, è in realtà una forma di appropriazione di plus-lavoro assoluto, correlato all’esigenza capitalistica di compensare la caduta tendenziale del saggio medio di profitto con un maggiore grado di sfruttamento degli schiavi salariati (diretto: plus-lavoro assoluto o relativo, e indiretto, cioè incremento della pressione fiscale). Le giornate capitalistiche stringono progressivamente un cappio soffocante intorno alle vite umane, con la precisione implacabile della contabilità in partita doppia, e in fondo l’Achille proletario rischia probabilmente di godersi l’agognata pensione, a causa dei continui allungamenti dell’età pensionabile, solo nella tomba. Almeno fino a quando non sarà il capitalismo a finire nel deposito della spazzatura della storia.

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