Terrorismo banalità di base
“Per lo Stato esiste una sola e inviolabile legge;
la sopravvivenza dello Stato”
(Marx)
“ La maggior parte dei sudditi crede di essere tale
perché il re è il Re, non si rende conto che in realtà
è il re che è Re perché essi sono sudditi”.
(Marx)
Il potere borghese si è sempre servito dello strumento del terrorismo sia contro i poteri borghesi nemici (fazioni borghesi avverse all’interno dello stesso Stato o altri Stati) sia, soprattutto, contro i suoi sottoposti -sia in forma diretta che indiretta- per tenerli sotto controllo. La borghesia di oggi, miserabile e priva di una propria coscienza di classe ampia e di respiro storico, non riesce a fare bene i suoi interessi collettivi e naviga a vista, dovendo difendersi dall’implosione oggettiva del modo di produzione capitalista; dai singoli capitalisti, indifferenti all’interesse generale della loro stessa classe di appartenenza e che agiscono con atteggiamento ultraindividualista e predatorio; dal proletariato (la gran parte dell’umanità) che, prima o poi, spinto dagli inevitabili scossoni deterministici, ritroverà la sua strada, divenendo “classe per sé” e riscoprendo la sua teoria nascosta. Proprio perché la sua situazione è questa e la Storia ha ormai messo da tempo la borghesia con le spalle al muro, essa cercherà di mantenere il suo potere ad ogni costo, difendendosi con tutte le sue forze come una bestia morente. Il terrorismo è una delle armi di cui essa si serve e si servirà ancora ampiamente in futuro.
Il primo impiego del terrorismo su vasta scala si ebbe durante la rivoluzione francese antifeudale nel 1793 e fu allora che venne coniato il termine. Esso venne ampiamente utilizzato dalla borghesia vittoriosa prima contro la classe aristocratica abbattuta, per evitare che rialzasse la testa, e il clero (infatti, se ne tagliarono molte di teste), successivamente contro le componenti rivoluzionarie più radicali.
Ciò premesso, analizziamo sommariamente le varie tipologie di terrorismo che a volte si intersecano le une con le altre.
-Il terrorismo in tempo di guerra, usato durante i conflitti bellici interstatali avente come bersaglio principalmente la popolazione civile pur lontana da obiettivi militari, annichilendola, anche per evitare che, alla fine del conflitto, le masse possano ribellarsi sia ai loro governi, sia alle eventuali forze di occupazione: bombardamenti massicci e mitragliamenti aerei sulla popolazione civile, Dresda, Hiroshima, Nagasaki. In alcuni casi queste operazioni vennero compiute a guerra ormai vinta, rendendo palese quale fosse il loro vero obiettivo. Del resto, gli alleati democratici non bombardarono mai le linee di comunicazione con i campi di prigionia; lasciarono fare il lavoro sporco di liberarsi delle eccedenze umane ai nazisti che le utilizzarono come forza-lavoro schiavizzata. Nel caso di Hiroshima e Nagasaki si volle anche lanciare un avviso agli alleati del momento –dando una prova di forza- da parte del nascente impero americano che si sostituiva a quello inglese.
– Terrorismo usato organizzando azioni criminali e attribuendole al nemico di turno per avere il pretesto per un’azione militare: l’affondamento della nave americana Maine con una bomba nel 1898 da parte degli stessi Stati Uniti (260 marinai morti) di cui vennero incolpati gli Spagnoli per scatenare la guerra ispano-americana; il finto “incidente del golfo del Tonchino” nel 1964 per scatenare la guerra in Vietnam; gli attentati tra la popolazione civile vietnamita organizzati dai servizi segreti americani e attribuiti ai Việt Cộng per screditarli; il “Programma Northwood” del 1962 (abortito perché ritenuto troppo pericoloso se scoperto) per avere il pretesto di invadere Cuba. Esso prevedeva che si sparasse a caso a persone innocenti nelle strade americane, che venissero affondate barche cariche di rifugiati provenienti da Cuba, che venissero abbattuti degli aerei carichi di ignari cittadini americani, che si scatenasse un’ondata terroristica in alcune città americane anche con attentati dinamitardi, attribuendo tutto ciò ai Cubani.
-Terrorismo esercitato contro una potenza statale o contro popolazioni concorrenti, nel corso di una lotta impari, in mancanza di mezzi più idonei come nel caso della lotta per l’indipendenza algerina con attentati da parte dell’ FLN anche contro la popolazione francese lì residente.
-Il terrorismo orientato direttamente contro i “sudditi” dalle forze statali per tenerle sottomesse; questo genere di terrorismo è stato sempre ampiamente impiegato con ferocia estrema: torture su vasta scala dell’esercito francese in Algeria; le dittature sudamericane appoggiate dagli USA che hanno fatto centinaia di migliaia di morti; l’Indonesia (solo in questo caso oltre 1.000.000 di morti militanti del partito di sinistra PKI) con il colpo di stato di Suharto nel 1965 sostenuto da USA e G.B. etc. etc. Questo genere di terrorismo viene usato anche oggi soprattutto nei paesi non europei (America Latina, Medio Oriente, Africa, Asia). In Europa esso viene impiegato, per il momento, episodicamente: per fare un paio di esempi, la mattanza dei manifestanti algerini residenti in Francia (cittadini francesi a tutti gli effetti) nel 1961 che vennero pestati e gettati vivi nella Senna e su cui si sparò a bruciapelo anche dopo il fermo (oltre 300 morti centinaia di scomparsi e migliaia di feriti) e i fatti di Genova del luglio 2001 “per dare una lezione” alla piccola borghesia no-global che manifestava pacificamente e “per dare un avviso” al proletariato in caso di rivolte future perché ci pensasse bene prima di agire.
-Terrorismo esercitato tra due forze statali o aspiranti tali, diretto contro l’avversario avente come risultato principale di rafforzare le due parti in lotta, compattare la popolazione intorno ai propri governanti o dirigenti, congelare la situazione, immobilizzando le masse su posizioni reazionarie e nazionaliste (Paesi Baschi con l’ETA, Irlanda con l’IRA, conflitto israeliano-palestinese). Le masse proletarie rimangono oppresse, le rispettive classi dominanti si rafforzano a vicenda con reciproca soddisfazione, svolgendo la funzione di cane da guardia dei propri proletari.
-Il terrorismo esercitato in maniera occulta dallo Stato, attribuendo l’azione ad altri soggetti per indurre nella popolazione un riflesso d’ordine e per avere il pretesto per perseguire le forze di opposizione antistatali: incendio del Reichstag nel 1933 attribuito ai comunisti per favorire l’ascesa del partito nazista, strage di Piazza Fontana attribuita agli anarchici, rapimento e uccisione di Moro, assassinio del commissario Calabresi per liberarsi di un personaggio scomodo, contemporaneamente attribuendo il fatto ai dirigenti inconsapevoli di un penoso gruppo di pseudo-sinistra. In l’Italia lo Stato ha cercato anche di pilotare fenomeni di ribellismo già esistenti. La borghesia trova sempre degli utili idioti da utilizzare per i suoi scopi. Basti pensare al fenomeno delle Brigate Rosse (il più importante dei gruppi armati), le quali certamente non furono create a tavolino ma che, altrettanto certamente, furono infiltrate e utilizzate dai servizi segreti italiani e dalla CIA per colpire la parte europeista e antiamericana della borghesia italiana con l’assassinio di Moro; non occorreva essere dei geni per capire che lasciare vivo Moro avrebbe creato dei problemi al governo, ma l’idiozia del “cretino di sinistra” (anche di quello con la pistola) non ha limiti. E’ chiaro che l’operazione fu pilotata. Discorso analogo si può fare per la cosiddetta Autonomia Operaia. Ciò vale oggi per ogni forma di “terrorismo” (di destra, di “sinistra”, di matrice islamica o religiosa in genere). In particolare il cosiddetto terrorismo rosso è stato utile per recuperare ingenui sovversivi e proletari che cercavano di uscire dalla legalità borghese, spingendoli in una strada senza uscita, cadendo dalla padella del riformismo alla brace del riformismo con la pistola.
-Terrorismo esercitato contro uno Stato ma di cui lo stesso stato che ne è vittima si serve (quando non lo favorisce, lo manovra o lo esercita occultamente in prima persona) per compattare le masse intorno a sé, per blindare ulteriormente lo Stato e per avere il pretesto di intraprendere azioni belliche fuori dai confini, mobilitando “l’opinione pubblica” : 11 settembre, attentati vari in Europa ed anche, in misura maggiore, in paesi extraeuropei compiuti da “islamisti radicali”.
Sostanzialmente, tutte queste forme di terrorismo possono essere ridotte a due categorie fondamentali:
–Terrorismo offensivo che è quasi sempre inefficace (ETA, IRA, Palestinesi, etc. etc. ) e che alla fine sortisce l’effetto di rafforzare il nemico o di dargli il pretesto di esercitare una rappresaglia consistente.
–Terrorismo difensivo che viene esercitato in forma occulta dagli Stati per tenere al loro posto il proletariato (bombe di piazza Fontana, rapimento Moro, alcuni attentati imputati a qualche “terrorista islamico” etc. etc.) attribuendo dunque la responsabilità al capro espiatorio di turno. Questo all’inizio può essere efficace ma, sul lungo periodo, mostra la corda.
Naturalmente, a seconda che si tratti di terrorismo offensivo o difensivo, non cambia solo la strategia ma anche gli strateghi.
Il terrorismo offensivo è l’arma dei disperati che si illudono di incidere politicamente in tal modo e, come dicevamo, è sempre inefficace.
Il terrorismo difensivo è invece sempre l’arma degli Stati. Esso è praticato o direttamente da essi o indirettamente utilizzando altri soggetti strumentalizzati. Se si tratta di terrorismo diretto esso è rivolto contro la popolazione (strage di Piazza Fontana, Italicus, strage di Brescia, ecc.). Se invece ricorrono al terrorismo indiretto, questo apparentemente deve essere rivolto contro lo Stato (per esempio come con il rapimento Moro). Gli attentati messi in atto direttamente dai servizi segreti sono attribuiti di volta in volta a questo o quel capro espiatorio (Pinelli, Valpreda, fantomatici gruppi “rivoluzionari” -o esistenti o inventati di sana pianta- o al solito islamico radicalizzato).
L’Italia, come detto più volte, è sempre stato il laboratorio politico della borghesia mondiale. Il capitalismo è nato qui come le banche. E’qui che è nata la repubblica, l’impero, il papato, la scienza, le arti, la cucina, la politica, l’economia, la musica, l’architettura, la grande poesia, l’inquisizione. E’ qui che è nata la mafia, il fascismo (copiato – per quanto riguarda la forma partito e per l’intervento statale nell’economia- dal nazismo, dallo stalinismo e dal new-deal per quanto riguarda solamente l’intervento statale nell’economia). E’ qui che ha avuto anche un notevole sviluppo il fenomeno del terrorismo agito in prima persona o pilotato dallo stato borghese e l’accentramento del potere esecutivo, così come il controllo delle masse attraverso i “mezzi di informazione”. A parte gli esempi sopra citati, basta ricordare la cosiddetta strategia della tensione che utilizzava bombe da far esplodere in mezzo alla popolazione (banche, pubbliche piazze, treni) per generare terrore e rafforzare il potere, cercando inoltre di far ricadere la responsabilità a “sinistra”. Tutto ciò, servendosi di manovalanza fascista -che almeno sa chi sono i suoi padroni anche se si illude, sbagliando (anche gli idioti di destra non scherzano)- di perseguire i suoi scopi deliranti nonostante sappia chi sono i mandanti. Analogamente, ricordiamo anche le trame della loggia massonica P2 in collaborazione con i servizi segreti (che non erano affatto deviati ma che si muovevano sulla retta via del mantenimento dello statu quo). Un discorso a parte merita l’utilizzazione che lo Stato ha fatto del cosiddetto “terrorismo rosso”, come accennato sopra. Nella storia non mancano esempi di utilizzazione da parte del potere di organizzazioni non create direttamente dallo stesso. Tornando ai tempi della Russia poco prima della rivoluzione: la polizia segreta zarista, l’Okhrana (antesignana del KGB stalinista), sentendo approssimarsi la rivoluzione del 1905, organizzò un’operazione molto ben congegnata. Dunque, fece assassinare , il 28 luglio 1904, il ministro dell’interno Plehve, il 17 febbraio 1905 il granduca Sergio, zio dello zar, al vertice della circoscrizione militare di Mosca. Gli attentati, furono rivendicati dall’ “Organizzazione di combattimento” dei “Socialisti-Rivoluzionari”, al cui vertice era appena salito il famigerato ingegnere Azev, agente sotto copertura dell’ Okhrana, in sostituzione del rivoluzionario Guerchuni, poco prima arrestato appositamente e che raccomandò ai suoi compagni di mettere Azev stesso a capo dell’organizzazione. Come si vede, lo Stato non si fa scrupolo di sacrificare anche suoi esponenti di livello elevato per raggiungere gli scopi che si prefigge. Lo stesso discorso vale per il partito bolscevico che fu infiltrato a più riprese. Per fare solo un esempio: l’operaio Roman Malinovski che faceva parte del comitato centrale del partito, riscuotendo la piena fiducia di Lenin, fece arrestare centinaia di militanti. Dopo la rivoluzione del 1917, aprendo gli archivi dell’ Okhrana, si scoprì che su 55 provocatori infiltrati 17 operavano tra i Socialisti Rivoluzionari e 20 si spartivano il controllo tra Menscevichi e Bolscevichi ed erano inseriti ai livelli dirigenziali. Qualche imbecille ancora sostiene che le BR non erano infiltrate? Senza considerare la condotta demenziale tenuta, come dicevamo prima, durante il rapimento di Moro. Le BR non erano l’Organizzazione di combattimento socialista rivoluzionaria e Moro non era il granduca Sergio ma la musica rimane la stessa anche se i suonatori cambiano. Non erano “compagni che sbagliano” ma servizi segreti che operavano molto bene, manovrando un gruppetto di sprovveduti! I militanti dei lugubri gruppetti stalino-cristiani, stalino-maoisti, anarco-maoisti, anarchici si sono bevuti tutte le menzogne che lo Stato e gli stalinisti del PCI gli propinavano, credendo veramente che le BR fossero un gruppo che agiva (magari sbagliando) autonomamente.
Ciò premesso, facciamo una breve digressione storica per comprendere di cosa gli Stati siano capaci:
Nel 1943 venne programmata un tipo di guerra psicologica dal colonnello William J. Donovan dell’OSS (precursore della CIA) dell’esercito americano. Nell’ambito della guerra non ortodossa di questo tipo vengono definite “Moral Operation” quelle operazioni che tendono a generare panico, stordimento, sfiducia, paura, confusione, notizie false all’interno delle fila del nemico di turno, della stessa popolazione dello Stato che attua l’operazione o di un alleato ritenuto inaffidabile. L’operazione Northwood -di cui accennavamo sopra- prevedeva le seguenti direttive: “ Dal momento che parrebbe consigliabile l’utilizzo di una provocazione come base per un intervento militare statunitense a Cuba, potrebbe essere portato ad esecuzione un piano segreto di simulazione, che includa necessarie azioni preliminari (…) Dovrebbero essere incrementati inganni e iniziative di disturbo per convincere Cuba di una invasione imminente. La nostra posizione militare durante l’esecuzione del piano permetterà un cambio rapido dallo stato di esercitazione a quello di intervento se la risposta cubana lo giustificherà.
- Sarà pianificata una serie di incidenti ben coordinati a Guantanamo, apparentemente condotti da forze cubane nemiche.
a. Ipotesi di incidente per rendere credibile un attacco (non in ordine cronologico):
-
- Diffondere molte voci usando una radio clandestina.
- Sbarcare forze cubane amiche in uniforme mimetica per inscenare un attacco alla base.
- Simulare la cattura di sabotatori cubani nella base.
- Creare disordini ai cancelli della base utilizzando forze alleate cubane.
- Far esplodere munizioni e accendere fuochi nella base.
- Incendiare un aereo sulle piste (sabotaggio).
- Colpire la base dall’esterno con colpi di mortaio con alcuni danni alle installazioni.
- Catturare squadre d’assalto in avvicinamento dal mare a Guantanamo City o nelle vicinanze.
- Catturare gruppi di miliziani che assaltano la base.
- Sabotare una nave nel porto con fiamme e incendi.
- Affondare una nave accanto alla bocca del porto. Simulare funerali di finte vittime (possibilmente una decina). (…)
- Un incidente sullo stile del “Maine” (citato all’inizio n.d.r.) potrebbe essere organizzato in vari modi:
a. Si potrebbe far esplodere una nave americana a Guantanamo e incolpare Cuba.
b. Si potrebbe abbattere un velivolo telecomandato (senza equipaggio) sulle acque territoriali cubane. (…). Liste di vittime sui giornali porterebbero una utile ondata di indignazione nazionale.
- Potrebbe essere avviata una campagna terroristica di matrice comunista cubana nella zona di Miami, in altre città della Florida o addirittura a Washington. La campagna potrebbe mirare a rifugiati negli Stati Uniti. Potremmo affondare una barca di cubani in rotta verso la Florida, nella realtà o con una simulazione. Potremmo promuovere attentati alle vite di rifugiati cubani negli Stati Uniti fino al punto di pubblicizzare ampiamente dei ferimenti. L’esplosione di alcune bombe al plastico in manifestazioni sportive selezionate. L’arresto di agenti cubani e la diffusione di documenti predisposti per sostenere il coinvolgimento cubano, sarebbero utili nel promuovere l’immagine di un governo irresponsabile.
- Potrebbe essere simulata ostilità di matrice cubana e castrista nei confronti di una vicina nazione caraibica, (…) Ad esempio possiamo sfruttare la reattività delle Forze Aeree Dominicane nei confronti di intrusioni sullo spazio aereo nazionale. B-26 o C-46 “cubani” potrebbero effettuare raid incendiari notturni (…).
- L’uso di caccia di produzione sovietica pilotati da aviatori americani potrebbe fornire ulteriori provocazioni. (…). Tentativi di dirottamento nei confronti di aerei e imbarcazioni dovrebbero apparentemente proseguire come misure di disturbo organizzate dal governo cubano. (…).
- È possibile provocare un incidente che dimostri in modo convincente che un aereo cubano abbia attaccato e abbattuto un velivolo charter civile in volo dagli Stati Uniti verso Giamaica, il Guatemala, Panama o il Venezuela. La destinazione potrebbe essere scelta in modo che il piano di volo incroci Cuba. I passeggeri dovrebbero essere un gruppo di studenti universitari in vacanza o qualsiasi gruppo di persone con interessi comuni tali da giustificare un volo charter e non di linea.
- È possibile inscenare un incidente che faccia pensare che MIG cubani abbiano abbattuto un aereo dell’USAF su acque internazionali durante un attacco non provocato.”
Un’altra famosa operazione è stata l’ “Operazione Condor”. In un documento, oggi desecretato, che un agente dell’FBI inviò nel 1976 alla sua ambasciata a Buenos Aires si spiega il piano: “Operazione Condor è il nome in codice per l’individuazione e l’interscambio dei cosiddetti ‘sinistrorsi’ comunisti o marxisti, instaurata tra i servizi segreti dell’America del Sud. Il passaggio più concreto implica la formazione di squadre speciali dei paesi membri con la facoltà di viaggiare ovunque nel mondo con il compito di castigare e assassinare i terroristi e chi li appoggiano”. Il Piano nacque all’indomani del colpo di stato in Cile che, l’11 settembre 1973, destituì il presidente Allende cui subentrò Pinochet. Fu Manuel Contreras, capo della Dina, la famigerata polizia segreta cilena, ad organizzarlo. Fu Henry Kissinger, segretario di Stato Usa, il gestore principale del processo dittatoriale (finanziato con dieci milioni di dollari) instaurato in America latina in quegli anni, nonché il mandante supremo dell’ ”Operazione Condor”. Dunque, fu al corrente di tutto fin dall’inizio, proprio per il filo diretto che aveva con Contreras.
Si potrebbe continuare ma possiamo fermarci qui.
Gli attentati di Parigi del 2015 sono emblematici per più di un motivo. I militari francesi sapevano molto bene chi c’è dietro l’ISIS. Infatti il generale di divisione Vincent Desportes in un dibattito al senato tenuto il 17 dicembre 2014 di fronte alla commissione affari esteri, della Difesa e delle Forze Armate ha dichiarato : “Chi è il dottor Frankenstein che ha creato questo mostro ? (l’ ISIS n.d.r.) Affermiamolo apertamente, perché ciò ha delle conseguenze: sono gli Stati Uniti. Per opportunismi politici a breve termine, anche altri attori – alcuni dei quali ostentano amicizia per l’Occidente – hanno contribuito, per compiacenza o per volontà deliberata a questa costruzione e al suo rafforzamento. Ma i primi responsabili sono gli Stati Uniti.” Già nel 2008 sulla Revue Défense Nationale per la penna del tenente colonnello Jean-Pierre Steinhofer era scritto: “il concetto di ‘guerra globale contro il terrorismo’ è una perversione semantica, strategica, militare e giuridica: confondendo il nemico con il metodo di combattimento del nemico, i paesi occidentali si sono persi in un vicolo cieco intellettuale che offusca il loro pensiero in molti settori e porta a situazioni assurde”.
Il fatto è che l’entrata in combattimento delle forze russe in Siria contro l’ISIS aveva scombinato i piani degli Stati Uniti . Il governo francese contemporaneamente aveva preso autonomamente l’iniziativa di bombardare l’ISIS in Iraq e in Siria. Gli Stati Uniti, i veri padroni dell’ISIS, non hanno potuto tollerare questa sfida e hanno richiamato all’ordine i francesi e riunire il cosiddetto “Occidente” sotto la loro egida. Il 13 novembre 2015 la Francia è stata bruscamente e pesantemente richiamata all’ordine. Le velleità da grandeur della Francia, intervenendo essa in vari teatri di guerra (dall’Africa al Medio Oriente), sono state ridimensionate, esponendo il paese al fallimento delle sue azioni militari ed a ritorsioni eventuali. Al contempo anche la Germania e gli altri alleati sono stati avvisati. I politici francesi naturalmente non possono dire la verità e fanno finta di essere cretini, mentendo alla popolazione ed usando comunque quanto è successo per stringere le masse tremebonde e manipolate intorno allo Stato al di là dei vari schieramenti politici. Ognuno, da destra a sinistra declama le sue idiozie (quelle di sinistra sono sempre imbattibili e le più utili al potere) che conducono tutte al rafforzamento dello Stato e al rimbecillimento della popolazione che viene abituata ai massacri che verranno e che vede nello Stato l’unico garante della sua sicurezza. La borghesia ha giocato a fare l’apprendista stregone e, nel caso di questo recente terrorismo, il gioco gli è sfuggito, parzialmente, di mano. Anche per il fenomeno del terrorismo, per la prima legge della dialettica, superata una certa soglia la quantità diviene qualità.
Nel mondo ogni anno muoiono 3,5 milioni di persone a causa dell’alcool; 3,3 milioni a causa del fumo; 2,5 milioni a causa di incidenti sul lavoro; 1,7 milioni a causa dei cibi troppo salati che provocano ipertensione; 1,25 milioni a causa di incidenti stradali, un milione a causa di disturbi psichici, derivanti da una vita priva di senso, che conducono al suicidio; 180.000 a causa del consumo di bibite zuccherate; 500.000 a causa della criminalità; 65.000 donne vittime di mariti e amanti. Il terrorismo, con circa 7.000 assassinati, è una causa decisamente irrilevante secondo le statistiche, ma invece viene vissuta come una causa altamente rilevante di mortalità a causa della risonanza mediatica che viene riservata al fenomeno. Lo spazio pletorico che viene dedicato a questa particolare modalità di uccisione è dovuto evidentemente a ragioni politiche premeditate. Le metropoli capitaliste per secoli hanno dispensato terrore e morte nelle periferie del mondo; oggi ricevono terrore e morte . Si dice che “chi semina vento raccoglie tempesta”; più precisamente, in questo caso, è più giusto dire che è stata seminata tempesta e si raccoglie qualche refolo di vento.
La tempesta sociale, di cui le classi dominanti hanno un autentico terrore cosmico, si profila all’orizzonte storico. Esse lo sanno bene e noi anche meglio. Le loro pratiche terroristiche non basteranno ad evitare il redde rationem finale. L’alternativa è sempre la stessa: guerra o rivoluzione.
Tutto il resto sono chiacchiere inutili.
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Grafici
Il grafico mostra il numero degli attacchi terroristici in Europa dal 2000 al 2016. Quindi, dietro gli asettici numeri ci sono le vittime di Madrid nel 2004 e di Londra nel 2005, poi quelle di Parigi nel 2015, e infine Nizza, Berlino e Bruxelles nel 2016. I servizi di sicurezza ipotizzano che il conto potrebbe anche aumentare nei prossimi cinque anni.
Secondo l’Institute for Economics and Peace, gli attacchi dell’Isis a Parigi, Bruxelles, sono stati tra i più devastanti nella storia di questi paesi. La strage al Bataclan del 2015, con 92 morti e 101 feriti per mano dell’Isis, porta Parigi al 18esimo posto nella classifica delle 20 città più colpite. E nella statistica del rischio-terrorismo, la Francia è al 29esimo posto al mondo e al primo in Europa; non si dimentichi inoltre che la Francia è un paese altamente nuclearizzato e che una bomba ben piazzata può provocare una catastrofe.
Gruppi armati di “sinistra” in Italia (1968-1989)
Appendice
Marx scriveva ad Engels il 7 maggio 1870:
“Se questo plot (complotto) per l’assassination di Brandinguet (nomignolo di Napoleone III), non è una pura invenzione della polizia, è certo la più grande sciocchezza possibile. Per fortuna l’empire non è più salvabile nemmeno con la stupidità dei suoi nemici”
(Marx-Engels, Opere Complete, Editori Riuniti, vol. X, Roma 1977, pag. 358)
Il giorno dopo Engels risponde a Marx:
“… Con la farsa del complotto il signor Pietri (prefetto di polizia a Parigi dal 1866 al 1870 n.d.r.) mi sembra abbia esagerato un po’ troppo. A queste vecchie farse da buffoni alla fine non ci credono nemmeno i poliziotti. E’ davvero troppo bello. Questo miserabile Bonaparte ha un rimedio sicuro per ogni malattia; trattandosi di plebiscito bisogna somministrare al popolo una dose di attentato, come un medicastro inizia una grande cura dando un lassativo”
(ibidem, pag. 540)
Un giudizio di Marx del 1878
Concludiamo citando un colloquio con Marx riportato dal cartista inglese George Julian Harney, avvenuto nel dicembre 1878. In esso il fondatore del comunismo scientifico dimostra ancora una volta l’inutilità dei gesti terroristici.
Domanda: «I socialisti considerano l’assassinio e lo spargimento di sangue mezzi necessari alla realizzazione dei propri principi?». Risposta: «Nessun grande movimento è mai nato senza spargimento di sangue, non uno. Gli Stati Uniti d’America raggiunsero l’indipendenza con spargimento di sangue, Napoleone conquistò la Francia con azioni sanguinose, e fu sconfitto nello stesso modo. L’Italia, l’Inghilterra la Germania e ogni altro paese offrono esempi analoghi. L’assassinio poi, lo sanno tutti, non è nulla di nuovo. Orsini ha cercato di uccidere Napoleone, ma i re hanno ucciso più uomini di chiunque altro. I gesuiti hanno ucciso, i puritani comandati da Cromwell hanno ucciso, e tutto ciò ben prima che si sentisse parlare dei socialisti. Oggi però si addossa ai socialisti la responsabilità di ogni attentato contro re e uomini politici. Eppure in questo momento i socialisti rimpiangerebbero la morte dello imperatore tedesco, che è utilissimo al suo posto; quanto a Bismarck ha fatto al nostro movimento più di ogni altro perché sta conducendo le cose all’esasperazione». («Colloqui con Marx ed Engels», a cura di H. M. Enzensberger, Einaudi, Torino 1977, pag. 396).