Tesi: il partito formale risente delle congiunture storiche negative e positive, ergo, il nuovo corso non ebbe nessun genitore umano, ma fu un risultato della situazione oggettiva.
Controtesi: la storia la fanno gli uomini, sebbene all’Interno di circostanze oggettive. In merito al condizionamento delle situazioni oggettive sul partito fa testo ”Dialogato con i morti”, in cui si chiarisce che il partito è prodotto e insieme produttore della storia, dunque è un soggetto libero, entro un certo ventaglio di possibilità, di scegliere una strada invece di un altra. E infatti è quello che è accaduto allora, inizi anni ottanta, quando una frazione del partito formale intraprese una strada dissolutiva, e un altra parte intraprese un percorso di restaurazione teorica e pratica ( che noi tuttora continuiamo). Se il partito formale è davvero collegato a una avanguardia proletaria, è difficile ipotizzare che questa avanguardia condizioni negativamente le linee di azione del partito. Si suppone che ciò che caratterizza l’avanguardia rispetto al resto della classe, sia un maggiore livello di coscienza e di volontà combattiva, se questo non fosse vero ( anche solo in un determinato periodo) significherebbe che le lezioni della storia non hanno molta importanza. Invece le cose stanno in questo modo: se un partito formale si scinde in due linee, una legata all’invarianza marxista, e una a un nuovo corso attivistico, velleitario e chimerico, vuol dire semplicemente che la seconda ha perso il contatto con l’avanguardia e con la tradizione rivoluzionaria, mentre la prima ha mantenuto il duplice contatto.
Tesi: il piano oggettivo, inteso come livello di coscienza e combattività della classe condiziona il partito.
Controtesi: piano oggettivo e soggettivo sono dialetticamente intrecciati ( leggasi ”Storia e dialettica’ giugno 2015), dunque se si pone l’accento solo su una delle parti ( il piano oggettivo) si rischia di trasferire ad essa il ruolo dell’idea assoluta hegeliana, e alla fine, considerato che in Hegel tutto ciò che è reale è razionale, va a finire che pure il nuovo corso ( leggasi i 31 punti in testi marxisti) andrebbero riconsiderati in positivo. Oppure, mettendo un accento tragico sulla vicenda, si potrebbe concludere che il nuovo corso è stato solo una conseguenza di un destino cinico e baro, a cui nulla di umano poteva opporsi. In realtà qualcuno allora si oppose, noi e altri ci opponemmo, prendendo il largo da una organizzazione formale che entro un breve lasso di mesi si sarebbe autodistrutta.
Tesi: non è stata ancora scritta una storia completa e adeguata del partito relativa al periodo 1975/1985.
Controtesi: chi sostiene questa tesi evidentemente non ha letto i 31 punti, che fanno la storia del partito, presentando le posizioni e i condizionamenti dietro le posizioni che allora si confrontavano. Lo slancio ecumenico di chi sostiene che le posizioni allora sul campo erano frutto di condizionamenti oggettivi, è fuori dalla realtà, perché solo le posizioni del nuovo corso risentivano in modo assoluto dei condizionamenti sistemici. Mentre gli avversari del nuovo corso stavano dalla parte della invarianza marxista.
Tesi: i 31 punti non sono la verità assoluta, quindi anche loro presentano dei deficit di analisi.
Controtesi: la verità assoluta ci sfugge, ma questo vale per tutti, anche per i lettori che ci obiettano queste ovvietà. I 31 punti sono una approssimazione al vero, tuttavia è innegabile la mole di citazioni e documenti in essi presenti. Mentre è poco probabile che qualcuno possa smentire che in ‘Dialogato coi morti’ il partito è definito prodotto e fattore di storia’. I fatti narrati nei 31 punti sono ampiamente documentati, se qualcuno ancora oggi non vuole comprendere le dinamiche oggettive e soggettive che condussero alla distruzione di un organizzazione politica sono affari suoi. I 31 punti sono presenti sul sito già dalla sua nascita nel 2013, e prima ancora erano pubblicati sul nostro sito precedente. Se qualcuno vuole contestare delle argomentazioni in esso presenti va bene, tuttavia non si può dire genericamente che anche i 31 punti non sono esaustivi. Attualmente sono un buon bilancio di un periodo di travaglio politico, e soprattutto una buona esposizione chiarificatrice dei chiodi fondamentali della teoria marxista.
I fatti hanno la tendenza fastidiosa a ritornare sempre alla luce.
Negli ultimi anni abbiamo accentuato la nostra battaglia teorica contro le molteplici deformazioni della teoria marxista, queste deformazioni caratterizzano varie entità formali che si richiamano alla nostra corrente. Lo scopo della riproposizione dei 31 punti si collega al nostro compito più generale di contrastare tutte le deformazioni del marxismo rivoluzionario.
Qualcuno ci ha di recente assimilati ai teologi della santa inquisizione, tuttavia il paragone è inappropriato. In primo luogo perché non mandiamo nessuno al rogo, e tantomeno lo espelliamo. In secondo luogo perché le deformazioni del marxismo rivoluzionario rivestono un ruolo sociale diverso dalle eresie medioevali. Mentre queste ultime avevano un contenuto di critica allo status quo, e alla religione ufficiale in quanto instrumentum regni, le attuali deformazioni del marxismo si trasformano, o possono trasformarsi, regolarmente in sconfitte pratiche nella lotta di classe. Dunque la critica di tali deformazioni è un compito ineludibile per una organizzazione comunista, che tenta di operare sulla linea del partito storico (alias teoria marxista).
Tesi: il paragone con la santa Inquisizione è inappropriato, perché tale istituzione era supportata dalla forza del braccio secolare, mentre noi poveri meschini non abbiamo nessun braccio secolare al nostro servizio.
Controtesi: se qualcuno ci paragona ai preti della Inquisizione non sarà certo colpa nostra. Inoltre al nostro critico non sovviene il pensiero che chi usa una immagine a modo di paragone non deve necessariamente valutare se il soggetto paragonato a un certo termine di paragone, ha le stesse identiche caratteristiche di ciò a cui viene paragonato. Se io nella vita reale dico a qualcuno, sei peggio di una zanzara, so benissimo che questo qualcuno non è una zanzara, e purtuttavia almeno in qualcosa è come la zanzara, nel senso che il suo comportamento ci infastidisce proprio come il comportamento della zanzara. Dunque un po’ di pragmatismo ci può evitare di valutare aprioristicamente inappropriati certi paragoni.