QUESTIONI DI DOTTRINA: l’attacco al “marxismo volgare” è tutt’uno con la regressione alla politique d’abord, con il
travisamento della funzione del Partito Comunista, e con la svalutazione del ruolo storico della Sinistra italiana e della classe
operaia internazionale
Punto n°7: promemoria sul comunismo rozzo e sul materialismo volgare
I CORSI UNIVERSITARI DEL “MARXISMO RAFFINATO” INIZIANO SEMPRE
CON LE CANTONATE SULLE QUESTIONI ELEMENTARI. Vi è una favola che
tutti gli opportunisti amano raccontare: quella secondo cui vi sarebbe in circolazione un marxismo rozzo e volgare, che deve essere combattuto per assicurare il sano procedere del Partito e della rivoluzione. Questo spettro che turba i sonni degli opportunisti, ha tanti nomi, proprio come il demonio, il cui
nome è legione: meccanicismo, economicismo, operaismo … . Insomma, riassume e racchiude tutta quella legione di diaboliche storture che i “marxisti raffinati”
apprendono nelle accademie ad esorcizzare. Purtroppo però i corsi universitari del
“marxismo raffinato” cominciano –come al solito- con le cantonate sulle questioni
elementari, forse perché … il demonio ci ha messo la coda. Non esiste, infatti, giusta la dottrina rivoluzionaria del proletariato, un “marxismo rozzo e volgare”.
Da quando il marxismo è marxismo, infatti, esso non ha mai ammesso la ipotesi
di possedere un “gemello deforme” nato dal medesimo grembo. Esistono, invece,
un materialismo volgare ed un comunismo rozzo, ma sono entrambi estranei alla
dottrina critica marxista: positivista e borghese il primo, proletario ma ancora
utopista il secondo. Secondo l’insegnamento trasmessoci dalla Sinistra, “il materialismo volgare come lo intende Marx è quello che si sviluppa poi nel positivismo oggi giustamente dileggiato e scientizzante degli Spencer, Comte, Ardigò e varie versioni nazionali, che adescarono decenni addietro i socialisti revisionisti anglo-latini” e non quello illuministico pre-rivoluzionario, materialismo “che Marx chiama appunto classico” (1), mentre il comunismo rozzo o “grossolano” cui Marx si riferiva nei “Manoscritti economico-filosofici del 1844”, rappresentò al contrario ‘oltre un secolo addietro, un primo passo effettivo contro la alienazione dell’uomo dovuta alla forma capitalistica” (2) e quindi una “forma preliminare” (3) del
socialismo scientifico, tanto è vero che “Marx ed Engels hanno […] scritto degli
utopisti senza alcun disprezzo, e per alcuni di essi come Saint Simon, Fourier, Owen, con vera ammirazione” (4). La miopia e la ottusità del materialismo volgare stanno nel porre la relazione che deriva le umane opinioni e ideologie dalla sottostante dinamica dei fatti materiali “nel campo chiuso dell’individuo umano” (5). Al comunismo rozzo va invece riservata una ben più alta considerazione: esso era grossolano, è vero, ed anche “ingenuo ed arretrato” (6), ma era cionondimeno di “non sempre ignobile origine” (7), tant’è vero che espresse prima attraverso Thomas Müntzer una visione che “si spinge tant’oltre da precorrere, nella misura consentita dai tempi, la dottrina comunista della quale egli già intravedeva e
formulava chiaramente i corollari sostanziali” ed in particolare il fatto che “le classi
allora esistenti, coi loro contorni ben delineati e distinti, avrebbero dovuto sparire”
(8); e poi, tramite il “gigante Gracco Babeuf” (9), formulò un programma che in
tanto è originato “intuitivamente da una posizione di classe” (10), in quanto in esso
“è detto che la forza saprà contare più che la ragione” (11), affermazione che è in
cruda antitesi rispetto “alla illuminista dottrina della nuova Dea Ragione” (12) ed al
suo “sforzo vano di emancipare l’uomo partendo dal pensiero” (13). I limiti di
questo “comunismo rozzo” stavano anzitutto nell’attendere l’affermazione dei
propri postulati di rinnovamento del mondo “da un’opera di persuasione tra gli
uomini” (14), nel credere cioè di “vincere proponendone il disegno ai potenti del
tempo o alla forza dell’opinione generale” (15), tanto è vero che “i vecchi utopisti
come Cabet pensavano che tutti si sarebbero fatti socialisti traverso visite alle Icarie, ai Falansteri” (16), ed anche in quell’“errore di prospettiva, frutto dei tempi”, per cui la “inversione della alienazione” si presentava all’ex-lavoratore autonomo (contadino o artigiano che fosse) “come la riconquista delle perdute parcelle e la assegnazione ad ogni membro della società di una libera parcella” (17), e quindi “la soppressione della proprietà privata appariva come la sua generalizzazione e il suo completamento” secondo la formula ingenua “tutti proprietari e tutti proletari”, cui la critica di Marx surrogò quella che sta scritta nel nostro programma:
“nessun proprietario e nessun proletario”(18).
La sua grandezza risiede nel fatto che questa “prima ed inferiore forma di socialismo dette scosse potenti al movimento contro i difensori del sistema borghese e dell’economia proprietaria, anche limitandosi agli aspetti meno profondi” (19) ed anche nel fatto che soprattutto i sistemi dei “tre colossi Saint Simon, Fourier ed Owen, che stanno sulle soglie dell’Ottocento […]già sono, per noi materialisti storici, la prova che ci si può porre il compito socialista. Essi sono già collegati, non al privo di senso «interesse dell’umanità»”, ma all’interesse di una ben
definita classe, il proletariato, «originatosi frattanto nel grembo della storia»”
(20). Perciò la Sinistra ha potuto affermare che “apparendo dopo un secolo la barba
di Marx, ne uscirebbe […] un bacio commosso ai sognatori della fiammante Utopia, ai poeti e ai romanzatori di un mondo, costituente il domani della sporca, ipocrita e vile civiltà moderna” (21). La dottrina che prende il nome di Marx è una sola e non sopporta di essere smembrata in diverse varianti e versioni. L’accusa di meccanicismo e di
marxismo volgare nei confronti della Sinistra è d’altra parte un leit-motiv ricorrente dell’opportunismo, a partire da quello della dirigenza centrista del
P.C.d’I ligia allo stalinismo nascente (22). Chiunque sia oggi a riecheggiarle, non fa
che copiare le accuse logore e imbecilli rivolte alla nostra corrente nel 1924 da
parte della Centrale ormai bolscevizzata del P.C.d’I..
1 “La teoria della funzione primaria del partito politico, sola custodia e salvezza della energia storica del proletariato – I vari materialismi”, Riunione interfederale di Parma del 20 e 21 settembre 1958 (Raccolta
delle Riunioni di Partito, Volume N. 5, pag. 135).
2 “Tavole immutabili della teoria comunista di partito – Il comunismo rozzo”, in “Soluzioni classiche della dottrina storica marxista per le vicende della miserabile attualità borghese – Rapporti alla Riunione di Milano del 17-18 ottobre 1959” (Raccolta delle Riunioni di Partito, Volume N. 6, pag. 76).
3 Ibidem.
4 “Dialogato coi Morti”.
5 “La teoria della funzione primaria del partito politico, sola custodia e salvezza della energia storica del proletariato – I vari materialismi”, Riunione interfederale di Parma del 20 e 21 settembre 1958 (Raccolta
delle Riunioni di Partito, Volume N. 5, pag. 135).
6 “I caratteri della società comunista e la natura borghese di ogni economia mercantile, monetaria e di salariato” paragrafo 16 (“Il comunismo grossolano”), il programma comunista, nn. 15-18, 1959.
7 “Il programma rivoluzionario della società comunista elimina ogni forma di proprietà del suolo, degli impianti di produzione e del prodotto del lavoro. Corollarii della Riunione di Torino – Utopia e marxismo”, 1-2 giugno 1958 (Raccolta delle Riunioni di Partito, Volume N. 5, pag. 76).
8 “Figure di precursori. Tomaso Münzer”, Prometeo, n° 4, 1924, pag. 86.
9 “La invarianza storica del marxismo”, dall’opuscolo «Sul Filo del Tempo», pubblicato dal Partito Comunista Internazionalista nel maggio del 1953.
10 “I caratteri della società comunista e la natura borghese di ogni economia mercantile, monetaria e di salariato” paragrafo 18 (“Marx e il «comunismo rozzo»”), il programma comunista, nn. 15-18, 1959.
11 Ibidem.
12 “La invarianza storica del marxismo”, dall’opuscolo «Sul Filo del Tempo», pubblicato dal Partito Comunista Internazionalista nel maggio del 1953.
13 Ibidem.
14 “Il programma rivoluzionario della società comunista elimina ogni forma di proprietà del suolo, degli impianti di produzione e del prodotto del lavoro. Corollarii della Riunione di Torino – Utopia e marxismo”, 1-2 giugno 1958 (Raccolta delle Riunioni di Partito, Volume N. 5, pag. 76).
15 I “piani di future società, repubbliche, colonie di isole di uomini liberi da disuguaglianza, servitù e
sfruttamento” che “disegnò la letteratura di tutti i secoli […] furono dovuti ad ingegni potenti”. “Sognarono spiriti insigni la Città di Dio o la Città del Sole, altri cercarono e progettarono la nuova Città dell’Uomo, e credettero vincere proponendone il disegno ai potenti del tempo o alla forza dell’opinione
generale… Andammo più oltre. Ma non perché, deridendo poeti e mistici, apostoli e missionari, ci compiacessimo nella bassezza dello scetticismo, dell’agnosticismo, dell’eclettismo che si pasce nel giro dell’oggi e in quello più cieco ancora della persona, bensì perché considerammo positivo e sicuro lo studio della città di domani, e più ancora la diretta battaglia per lei ” (“Esploratori nel domani”, Battaglia comunista, n° 6, 1952).
16 “Dialogato coi Morti”. 17 Qui la Sinistra chiarisce che grossolano (e cioè “ingenuo e arretrato”) fu il “primo comunismo coevo
della grande rivoluzione francese” in quanto soffriva di un “errore di prospettiva, frutto dei tempi”, errore rappresentato dal fatto, a fronte di una “pratica perdita di un piccolo retaggio di una dignità di produttore
autonomo e autosufficiente” , di presentare la inversione di questa alienazione “come la riconquista delle perdute parcelle e la assegnazione ad ogni membro della società di una libera parcella” (“I caratteri della
società comunista e la natura borghese di ogni economia mercantile, monetaria e di salariato” paragrafo
16, “Il comunismo grossolano”, il programma comunista, nn. 15-18, 1959).
18 “Ci interessa far vedere che il nostro termine immediatismo – valido a battere insieme stalin-krusciovisti e falsi sinistri comunisti – è vecchio di cento anni. Esso è introdotto da Marx nella critica alla prima forma incompleta del «comunismo rozzo» su cui lungamente ci fermammo. In questa prima formulazione del programma della classe operaia la soppressione della proprietà privata appariva come la sua
generalizzazione e il suo completamento. La giusta critica di Marx vuole mostrare come la formula: nessun proprietario e nessun proletario, appare prima ingenuamente come quella: tutti proprietari e tutti proletari. Questo è proprio l’errore dei russi con la loro «proprietà di tutto il popolo» nonché degli ouvriéristes de gauche tipo Socialisme ou Barbarie con la loro rivendicazione: gestione della fabbrica agli operai, e tutti operai” (“Tavole immutabili della teoria comunista del Partito”, il programma comunista” n. 5 del 1960).
19 “Esploratori nel domani”, Battaglia comunista, n° 6, 1952.
20 Ibidem.
21 Ibidem.
22 A dimostrazione della ricorrenza dell’accusa di materialismo volgare (e quindi dell’invarianza dell’opportunismo), ricordiamo che i centristi allineati a Mosca individuarono allora proprio in tale deviazione uno dei peccati originali della nostra corrente, additando al pubblico ludibrio il nostro
rappresentante, il quale aveva osato affermare che da ciò che i delegati avevano mangiato si potevano trarre delle deduzioni circa la bontà o meno delle deliberazioni politiche cui essi sarebbero addivenuti.