Primo maggio 2019
Alcuni autorevoli studi antropologici descrivono, all’interno della tradizionale tripartizione delle funzioni sociali (sacerdotale, guerriera, produttrice) delle primitive comunità di lingua indoeuropea, il costante senso di pericolo che segnava la vita del guerriero. Una vita fatta di rischi mortali e di aspre rinunce alle comode sicurezze dell’esistenza, riservate al resto della comunità. Eppure, come già evidenziato dalle scoperte archeologiche sulle ultime evolute società comuniste ‘storiche'(Mohenio Daro e Harappa), le necessità difensive hanno sempre imposto alti tributi personali ai difensori del bene comune (così come oggi impongono alti costi personali alle avanguardie operaie che lottano contro il regime di fabbrica capitalista). Se riuscissimo a fare la cronaca di tutto quello che accade sui luoghi di lavoro della odierna società capitalistica, probabilmente avremmo bisogno di un numero di pagine ben superiore a quello impiegato da Dante per scrivere l’Inferno. E in effetti proprio di inferno parliamo, riferendoci alla condizione dei lavoratori dipendenti, all’interno delle moderne ‘galere aziendali del capitale’.‘‘Una macchina statale di proporzioni e di capacità repressiva inaudite tiene incatenate le masse allo sfruttamento, peggio che alla ruota il corpo del suppliziato. La confusione caotica e le sofferenze delle masse sono tali e tante che la classe operaia è trasformata in un troncone sanguinante che si dimena incoscientemente: il suo cervello è oscurato e intossicato, la sua sensibilità narcotizzata, gli occhi non vedono, le mani torcono sé stesse. Al posto della lotta di classe, c’è il raccapricciante strazio della lotta intestina, propria dei naufraghi sulla zattera in balìa delle onde. Nelle fabbriche, e non è cosa nuova nella storia, impera lo spionaggio, la delazione, il rancore, la vendetta meschina e farabutta, l’opportunismo più stolido e bestiale, la prepotenza, il sopruso nevrastenico, ma nelle masse, oppresse dalle conseguenze di trentanni di tremende sconfitte, non esiste nemmeno la forza di provare autentica nausea, perché questa si esprime nelle esalazioni miasmatiche dell’aziendismo, del corporativismo e, sul piano politico, del conciliazionismo sociale e del pacifismo imbelle’‘. Tratto da ”Dizionarietto dei chiodi revisionistici: Attivismo” (testo degli anni 50, palesemente attuale). Eppure noi sappiamo che al di là della condizione presente, al di là quello che il proletariato ‘s’immagina di volta in volta come il suo fine’, la cosa che conta realmente è ciò ”che sarà storicamente costretto a fare” in relazione alla sua condizione socioeconomica. L’avanguardia sociale operaia che rifiuta di piegare la schiena di fronte al regime di dispotismo e parassitismo capitalista, subisce a volte l’ostilità e l’ingratitudine dei propri colleghi (succubi e rassegnati alla propria condizione) e le rappresaglie della direzione d’impresa (ansiosa di punire ogni segnale di insubordinazione in modo esemplare). Eppure, nonostante tutto, questa avanguardia sociale operaia, e le forze marxiste formali che ne incarnano la sublimazione politica, continuano a combattere il regime capitalista dentro e fuori la fabbrica, in nome del bene comune, proprio come migliaia di anni addietro hanno fatto i guerrieri comunisti di Mohenio Daro e Harappa. La società capitalistica è sempre segnata dal conflitto di classe fra lavoro e capitale. Gli urti delle forze produttive contro i rapporti di produzione, ci sono sempre, anche nelle fasi “morte”, come quella attuale, ma solo ad un certo punto diventano tanto forti (passaggio dalla quantità alla qualità) da generare la scarica elettrica ionizzante, quella per cui “l’individuo molecola-uomo corre nella sua schiera e vola lungo la sua linea di forza”. Solo allora la classe proletaria ritrova il suo programma e insieme al partito combatte per la sua realizzazione, come accaduto nel 1917 in Russia. ”Il marxismo è una teoria dell’azione umana e una teoria della produzione della coscienza, ma è per ciò stesso riflessione di questa azione, di questa prassi, è per ciò stesso la sua coscienza, è questa coscienza prodotta; dunque, è la sua verità assoluta. Perciò noi possiamo dire che è una guida per l’azione (il partito, in quanto azione organizzata del proletariato, è il soggetto della storia), una guida dell’azione umana, una guida che conduce verso la liberazione dell’uomo, verso la sua presa di coscienza, verso la società comunista: è la guida alla emancipazione umana”. Da ‘Origine e funzione della forma partito’. 1962