1° Maggio 2024

O passa la guerra o passa la rivoluzione

Proletari di tutti i paesi unitevi!

Con questa esortazione, si concludeva il Manifesto del Partito Comunista di Marx ed Engels; era il 1848. Con la pubblicazione di questo documento la Lega dei Comunisti (nata nel 1847) nel 1849 tracciava le linee che il proletariato doveva seguire nella lotta per la sua emancipazione contro il suo nemico, la borghesia. Descriveva la società comunista e antivedeva il futuro dell’umanità liberata dal giogo capitalista. Lungo quella linea storica si porranno la Comune di Parigi nel 1871 e la Rivoluzione d’Ottobre nel 1917. La rivoluzione tedesca e quella ungherese del 1919.

Nel 1919 la Terza Internazionale, partito mondiale del movimento operaio, si rivolgerà al proletariato, fissando, fino al suo secondo congresso, i principi cardine e le direttive da seguire al fine di far avanzare il movimento rivoluzionario in tutto il mondo. Purtroppo questi generosi tentativi furono sconfitti dalla reazione congiunta di borghesia, socialdemocrazia e stalinismo; il capitalismo è sopravvissuto per un altro secolo, devastando il pianeta con guerre, crisi ricorrenti, devastazioni ambientali che hanno provocato milioni di morti. La stessa sopravvivenza della specie è messa in discussione. In Italia, nel secondo dopoguerra il Partito Comunista Internazionale si assumerà il compito di riannodare il filo del tempo sulla linea del Partito Storico. Con il suo ciclopico lavoro ha ribadito i cardini della dottrina marxista, il suo metodo rigorosamente scientifico, l’invarianza dei suoi principi, traendone un bilancio storico ineludibile sulla degenerazione dell’esperienza rivoluzionaria in Russia, sullo stalinismo come ideologia del capitalismo russo e le sue nefaste conseguenze sul movimento operaio internazionale che durano tuttora.

Oggi il proletariato mondiale è in continuo aumento ed è la maggioranza della popolazione; le sue condizioni economiche sono appena accettabili solo all’interno delle ristrette fasce di aristocrazia operaia nelle metropoli occidentali. In Occidente e in tutto il resto del mondo le condizioni della gran parte del proletariato sono generalmente misere e spesso al limite della sopravvivenza. I ritmi di lavoro divengono insostenibili e le condizioni di sicurezza peggiorano costantemente, provocando morti in continuazione. La classe dominante, la borghesia imperialista (i grandi moloch statali e i loro alleati e vassalli) mantiene il suo potere grazie allo sfruttamento intensivo del lavoro salariato e delle risorse naturali. Con le sue guerre, una serie ininterrotta dal secondo dopo guerra ad oggi, tenta disperatamente di contrastare la caduta del saggio medio del profitto. La vulcanica produzione capitalistica si arena inevitabilmente nell’immensa palude del mercato ormai saturo. La sovrapproduzione di merci è continuo motivo di scontro commerciale, la concorrenza si gioca a colpi di guerra commerciale e, quando la guerra commerciale non basta più, lo scontro si fa armato. Il capitalismo ha esaurito il suo ciclo storico ormai da un secolo ed è entrato nella sua fase senile. Settanta anni fa scrivevamo che il capitalismo è “un cadavere che ancora cammina”. Oggi gli stessi ideologi borghesi dicono testualmente che “il capitalismo è praticamente morto” (articolo di un noto economista su Milano finanza). Naturalmente non riescono a trarne le conseguenze logiche e propongono impossibili ricette. L’unica ricetta avvelenata che il capitalismo agonizzante può offrire è quella della guerra generalizzata. Con la guerra si distrugge lavoro vivo (il proletariato improduttivo) e lavoro morto (merci in eccedenza) così da rilanciare il ciclo produttivo.

La prima guerra mondiale ha prodotto (calcolando anche la conseguente epidemia di spagnola) 65 milioni di morti; la seconda 80 milioni. Cifre impressionanti tenendo presente che la popolazione di allora non raggiungeva i 2 miliardi. Oggi con una popolazione che sfiora gli 8 miliardi quanti morti produrrebbe una guerra, tenendo anche conto delle moderne tecnologie? E’ ormai evidente che la tendenza ad uno scontro generalizzato si fa altamente probabile. Gli ideologi della borghesia sono al lavoro da tempo per diffondere il loro veleno: nazionalismo, razzismo, antisemitismo, militarismo. Questo per intruppare il proletariato sotto le varie bandiere nazionali. Nelle guerre imperialiste non ci sono aggrediti e aggressori; l’unico aggredito è il proletariato mondiale e la vittima principale è la popolazione civile. Allora, di fronte a questa nefasta e distruttrice prospettiva, lanciamo un appello a tutti i proletari: non permettiamo alla borghesia di porci in condizioni di sparare ai nostri fratelli proletari, lottiamo per difendere la nostra classe, i nostri alleati sono i proletari di tutto il mondo, non ci sono frontiere che dividono il proletariato perché esso non ha nazione, non ha patria da difendere ma solo un potere da abbattere: quello borghese statale in ogni parte del mondo.

Proletari italiani: il vostro nemico è in casa vostra, è la vostra borghesia guerrafondaia. Il governo italiano fornisce armi all’esercito ucraino, e a tutti i governi che sono disposti a pagare. Partecipa alle missioni nelle zone di guerra, ha le sue navi militari nel golfo di Bab-El-Mandel (Mar Rosso), respinge gli immigrati provocandone la morte a migliaia nel Mar Mediterraneo.

  • Che questo 1°primo maggio sia disfattista.
  • L’alternativa reale non è guerra o pace, ma guerra o rivoluzione. Tertium non datur .
  • Che questo 1° maggio sia immediatamente di lotta per salari più alti, per la diminuzione dell’orario lavorativo, contro le continue stragi sul lavoro.
  • Che questo 1° maggio sia di lotta per l’emancipazione dell’umanità dal capitalismo, per una società armonica, per il comunismo.

Come scrivevamo nel 1951: “Non potete fermarvi, solo la rivoluzione proletaria lo può, distruggendo il vostro potere.”

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Sinistra Comunista Internazionale – presso il Circolo operaio di Magrè. Via Cristoforo Magrè, 69, Schio (Vi)

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