Una importante rivista statunitense pubblica un articolo, con il corollario della pruriginosa intervista ad una simpatica e moderna signora della middle Class americana. L’argomento riguarda la vita sessuale e affettiva della signora, felicemente sposata e dedita da vari anni alla pratica della ‘coppia aperta’. L’articolo indulge con occhio complice e divertito sulla descrizione di questa ormai vetusta ‘novità’ del parco giochi borghese, riportando le spiegazioni e il racconto della simpatica protagonista. Il giornale descrive l’esperienza di questa coppia aperta come, in definitiva, un valido modo di rinsaldare il rapporto coniugale e la famiglia stessa. Infatti, attraverso la complice soddisfazione di curiosità reciproche con soggetti terzi è stata ottenuta, a detta della signora intervistata, una migliore qualità della vita di coppia e quindi dell’armonia domestica. In definitiva, paradossalmente, per cementare l’unione duale di marito e moglie, la coppia ha dovuto aprirsi a un mondo di incontri con vari elementi di complemento addetti alla sfera affettivo-sessuale. Un modello interattivo, dunque, fondato su dinamiche programmate e volute di rapporti con soggetti esterni, persone utilizzate, naturalmente a fin di bene, come fonte di riequilibrio di un rapporto matrimoniale un tantino logoro e polveroso. Al pari di una Spa in difficoltà con i conti e le prospettive di sviluppo sul mercato, è stata allora lanciata una pubblica sottoscrizione di nuove azioni, con successivo ingresso temporaneo di nuovi soci. I nuovi soci aiutano la vecchia coppia di maggioranza a rinsaldare il legame societario, e quindi a riprendere di buona lena la gestione aziendale – familiare arrugginita. L’istituto della famiglia è salvo, e in fondo l’apparente trasgressione si rivela funzionale al mantenimento dell’ordine sociale, i buoni sentimenti trionfano ancora come in una favola a lieto fine. Una strada aperta di studio e analisi per tutti i sociologi e i consulenti familiari, sempre affannosamente alla ricerca di validi metodi per curare la crisi contemporanea della famiglia. Un nuovo percorso che procede dall’autarchia familiare borghese delle origini, all’apertura degli scambi commerciali, pardon affettivi, con i benemeriti soggetti esterni occasionali dei nostri giorni (il vero trionfo della logica del libero mercato anche nei rapporti coniugali). La famiglia patriarcale e monogamica, segno del triste passaggio dalle società organiche comunitarie alle società classiste, non sta più tanto bene e deve oggigiorno fare i salti mortali per conservarsi. E allora, quando la mancanza di senso della vita, incluso il senso della vita di coppia, si fa più dirompente nella assurda monotonia delle nostre giornate capitalistiche, nulla di meglio che tornare alle origini mercantili della società borghese, e darci sotto con gli scambi di coppia, nella piena apertura liberal-liberista alle esigenze del mercato sessuale-affettivo. Come scriveva negli anni sessanta la nostra corrente, la società borghese, in questa fase putrescente, assume i costumi e i modi di vivere tipici del tramonto della classe aristocratico-feudale che l’ha preceduta. Nessuna parola, nell’articolo della prestigiosa rivista, sull’incremento delle violenze familiari, sull’aumento dell’uso e abuso di alcolici e psico-farmaci, sulle difficoltà di relazioni autentiche in questa società alienata, niente sulle separazioni coniugali collegate alle difficoltà economiche, e infine sulle ripercussioni traumatiche di tutto questo sui figli. Nell’articolo si parla di una coppia, benestante e in apparenza felice, che come ai tempi del tramonto del feudalesimo indulge in pratiche amorose libertine, comunque funzionali alla stessa conservazione del rapporto coniugale borghese. Quasi un ripescaggio, in ambito matrimoniale, del machiavellico ‘il fine giustifica i mezzi’. Lo scambio di coppia, esercitato in nome della superiore ragion di stato familiare, e dunque funzionale alla conservazione del modello sociale esistente. Nessuna critica, quindi, al modello folle e oppressivo di società e di famiglia che ci circondano, nessuna allusione alla funzione di controllo sociale e di trasmissione dell’ideologia dominante assegnate alla istituzione famiglia dal modo di produzione capitalistico. L’articolo è a modo suo un segno dei tempi, un segno delle giornate capitalistiche che opprimono le nostre vite e ogni interstizio della realtà quotidiana. Una descrizione involontaria della potente mercificazione dei rapporti umani, all’interno di un certo tipo di società. Il corpo come merce di scambio, in una società dove ogni aspetto della realtà è negoziabile in base a un calcolo puramente strumentale, e appunto per questo lo scambio di coppia è appropriatamente definito ‘scambio’. Il commercio, lo scambio, in questi casi il baratto di corpi e sensazioni contro altri corpi e sensazioni, in un miserevole balletto di fantocci ignari di essere totalmente condizionati da una società putrescente; una società in cui il simulacro del reciproco interesse mercantile ha sostituito, anche nei rapporti di coppia, il senso umano dell’amore, cioè il senso di una comunicazione intensa fra due esseri umani, che si aprono l’uno all’altro, in accordo e armonia con la comunità umana e la natura di cui sono parte.