Asfissiante routine di dominazione
Una cappa di asfissiante, tranquilla, routine quotidiana, fa capolino dalle pagine dei giornali.
Sembra proprio che a dispetto della povertà crescente, della disoccupazione, degli aumenti fiscali, in ultima analisi gli italiani abbiano ancora delle riserve patrimoniali, o di pazienza, tali da fargli digerire l’incommestibile rancio quotidiano capitalistico.
Questo rancio, tuttavia, sembra che non piaccia molto, almeno a una categoria sociale, quella dei giovani compresi nella fascia di età dai 15 ai 30 anni, definiti né né, cioè che non studiano e neppure lavorano. Sono tanti, soprattutto nel sud, dove le condizioni economiche generali risultano inferiori a quelle del resto del paese. Di recente, abbiamo ascoltato un giornalista che attribuiva la causa del fenomeno alla scarsa voglia di lavorare e studiare di questi giovani. Un modo poco gentile di far comprendere alla categoria sociale in oggetto il seguente messaggio: guardate che se vi ritrovate in queste condizioni, la colpa è in fondo solo vostra.
Potremmo in parte concordare con questa opinione, perché è vero che i giovani non sempre si impegnano come dovrebbero, nello studio della società capitalistica, e nel lavoro politico per uscire dal sistema da cui deriva la loro attuale condizione di vita.
Una parte non irrilevante dell’informazione sciorina luoghi comuni, contribuendo alla costruzione narrativa di una realtà predefinita da questi luoghi comuni. Il cosiddetto pensiero dominante. Il mondo dove viviamo le nostre esistenze, lungi dall’essere una tela vuota, riempita dai colori e dai tratti che scegliamo, in autonomia e indipendenza, in realtà è già pieno di invadenti luoghi comuni. Questo è in parte comprensibile, in quanto, a meno di non essere adottati da neonati in un branco di lupi, già nei primi anni di vita subiamo l’effetto plasmatore di molti fattori sociali (linguaggio, famiglia, classe sociale, scuola). In fondo, seguendo una realistica proposizione marxista, supponiamo che sia l’essere sociale a determinare la coscienza. I fattori sociali sono importanti per la costruzione di una identità/coscienza sociale, tuttavia, nel loro aspetto più deteriore, diventano luoghi comuni, forme di pigrizia mentale, incapacità di analizzare gli eventi nella loro particolarità, e soprattutto modi di pensare e valutare indotti da un sistema e utili alla sua conservazione, in altre parole: ideologia. Esempi di luoghi comuni, e quindi di condizionamento ideologico del pensiero, sono quelli sui giovani che non vogliono studiare e lavorare, o sui lavoratori fannulloni che mettono in pericolo le sorti delle imprese.
Chi sostiene queste corbellerie in realtà non pensa autonomamente, ma sostituisce lo sforzo di pensare con le sciocchezze già preparate nei luoghi comuni, dove si nascondono le verità del potere e la voce del padrone.
La constatazione della imponente forza dei luoghi comuni sul pensiero di massa, potrebbe a sua volta contraddire il luogo comune della libertà di pensiero, della libertà di opinione, formalmente presenti anche nelle costituzioni delle democrazie contemporanee. In questo caso la contraddizione risiede nella realtà di un diritto formale generalmente disatteso nella pratica sociale, a causa della forza dei condizionamenti ideologici della classe dominante. L’ideologia borghese, in quanto espressione della classe dominante, è inevitabilmente parziale e limitata agli interessi di una parte della società, quindi non è sullo stesso piano della teoria marxista, che in quanto tale non è l’ideologia del potere di una minoranza sociale, ma l’espressione di un percorso storico e di una classe sociale, il proletariato, che ha il compito di traghettare tutta l’umanità verso una società comunista, senza classi sociali di servi e padroni. Questa è a nostro avviso la differenza fondamentale fra ideologia borghese e marxismo, differenza che va ricordata in modo particolare a coloro che postulano una sorta di equivalenza fra le due forme di pensiero, sottovalutando un piccolissimo dettaglio: l’ideologia borghese nasce dal bisogno di conservare una società alienata, il marxismo è l’espressione di un conflitto di classe reale ( il conflitto come movimento reale) che mira a superare l’alienazione.
Nel primo caso gioca un ruolo l’interesse di pochi, nel secondo caso gioca un ruolo l’interesse della specie umana.